BARI - Una storia di cronaca raccontata attraverso la lente immortale di William Shakespeare. È «Non sono quello che sono», nuova prova da regista per Edoardo Leo che si allontana dal suo genere per una rilettura di Otello, immersa nella malavita romana. Oggi, 22 ottobre, l'attore ha incontrato gli studenti dell'Università degli Studi di Bari per un dialogo sui temi che emergono dal film. Violenza di genere, gelosia, maschilismo, anaffettività, razzismo sono tra i principali temi di questa indagine sull’odio, ancora più attuale alla luce degli ultimi due casi di femminicidio in Puglia nelle ultime settimane.
In uscita in sala il 14 novembre, ambientato nei primi anni 2000, «Non sono quello che sono» è una storia senza tempo in cui il bene e il male si mescolano in un vortice di inganni, tradimenti e folle gelosia. L’intenzione dell'iniziativa è stata anche quella di esplorare il progetto da un punto di vista del linguaggio, le motivazioni sulla scelta di tradurre il testo nei dialetti romano e napoletano e la relazione tra testo letterario e indagine sociologica.
«A un certo punto Desdemona dice: “Quanti motivi ti ho dato per essere geloso?” E la risposta è: “Un geloso non lo plachi con questa domanda. Un geloso è tale e basta”. C'è un vuoto terminologico, credo. Le parole a volte non bastano per definire le emozioni. Due fidanzati litigano, la chiamiamo gelosia. Un uomo picchia una donna, e la chiamano ancora gelosia. Qualcosa non torna», ha raccontato, in una delle sue riflessioni, l'attore.