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Il presidente Manfredi scaccia le ombre: «È stata un'annata irripetibile»

 
Patrizia Nettis

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Patrizia Nettis

Giuseppe Manfredi

Il n° 1 della Fipav: «La Egonu è un patrimonio della Nazionale. Nel nostro ambiente l'integrazione è vera e piena»

Lunedì 17 Ottobre 2022, 14:48

La telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è ancora arrivata e nemmeno quella di altre cariche dello Stato, anche se è in attesa di quella di Ignazio La Russa, neo presidente del Senato: «è domenica mattina e ci si sveglia con calma», scherza Giuseppe Manfredi, l’alberobellese presidente nazionale della Fipav. Ha chiamato però Giovanni Malagò, ma non è una notizia: «Lui è uno del gruppo - ammette il numero uno della pallavolo italiana - ci sentiamo spesso».

Dopo il bronzo conquistato sabato dall’Italrosa di volley i successi della pallavolo italiana non si contano più: il Mondiale vinto dagli Azzurri, la VNL (Volley Nations league) conquistata proprio da Paola Egonu e compagne. E le Nazionali giovanili che hanno fatto pigliatutto. Anche se resta un pizzico di rammarico per un oro femminile alla portata e scivolato via.

Presidente Manfredi, partiamo dallo sfogo post partita di Paola Egonu e la possibilità che possa lasciare la Nazionale. Ha parlato con lei?

«No, non ho parlato con lei, come non ho parlato con nessuna delle ragazze perché hanno bisogno di stare tranquille dopo tanta fatica e devono godersi il meritato riposo. Dopo sei mesi sempre al massimo hanno diritto a staccare la spina. Ne riparleremo con calma quando sarà il momento».

Al di là della scelta o meno di lasciare la Nazionale secondo lei è appena possibile che qualcuno nel 2022 possa chiedere a una Paola Egonu come fai a essere italiana?

«Vorrei ricordare che questa affermazione è arrivata dal pubblico brasiliano, è importante sottolinearlo. La reazione di Paola è comprensibilissima. Egonu è un patrimonio della nostra Nazionale come lo sono tutte le giocatrici della nostra Italia e tutte sono uguali. Siamo amareggiati, parliamo di una ragazza che ha una sensibilità incredibile e ha necessità di essere lasciata tranquilla. Mi ha detto che dopo la partita col Brasile ha ricevuto insulti social. Ed è stanca fisicamente e psicologicamente, viene da un ritiro lungo, lei è una che ha dato lustro all’Italia e questo è stato solo un momento di scoramento. Ne parleremo con calma e voglio proprio sperare che questa ragazza di 23 anni possa fare la sua esperienza di vita e sportiva fuori dall’Italia con la massima serenità. Paola ha fatto 4 anni di club Italia, la maglia azzura ce l’ha cucita addosso. Nel nostro ambiente poi l’integrazione è vera e piena, magari ci fosse ovunque questa sensibilità: altro che razzismo...».

Mazzanti resta o se ne va? Lei si è subito affrettato a smentire, ma dica la verità…

«La verità è che Mazzanti ha un contratto fino a dicembre 2024. Non esiste al momento nessuna altra ipotesi. Vorrei ricordare tutto quello che ha vinto questa Nazionale fino a oggi, ma lo abbiamo già detto tante volte. Non ci sono sostituzioni in programma o in calendario. Se poi domani qualcuno dovesse impazzire questo non lo so».

Questo bronzo cosa rappresenta per questa Nazionale?

«È un successo perché un terzo posto a un Mondiale non si conquista ogni 5 minuti e spesso nemmeno ogni 4 anni. Ripeto ancora una volta: qualcuno forse dimentica tutto quello che queste ragazze hanno vinto fino a oggi».

O forse dimentica che appena un anno fa entrambe le Nazionali erano fuori ai quarti dai Giochi. È cambiato tutto in questi mesi?

«Abbiamo cambiato le guide tecniche. La scelta di Fefè (De Giorgi, ndr) è stata una scommessa in cui ho tanto creduto. Siamo stati fortunati, ma siamo stati soprattutto bravi. Abbiamo fatto scelte coraggiose e siamo stati premiati ».

Proprio De Giorgi una volta alla Gazzetta ha detto: «vincere è difficile, ma più difficile ancora è riconfermarsi. Come deve fare la pallavolo italiana a riconfermarsi soprattutto in ottica 2024?

«Con il lavoro. È l’unica strada. Bisogna darsi da fare. Dobbiamo restare sul pezzo e continuare a lavorare con umiltà. Questa non è stata una annata straordinaria, questa è stata un’annata irripetibile. Ma dobbiamo puntare su quello che non abbiamo ancora vinto. Lo sport insegna che anche se sei il primo il giorno dopo devi tornare ad allenarti come l’ultimo».

La Puglia e la pallavolo femminile. Dalle nostre parti non siamo mai riusciti a produrre tanta eccellenza come in quello maschile...

«Ci siamo già rimboccati le maniche e presto partirà un progetto di riqualificazione per il Sud in chiave anche femminile, ma ho già ottimi segnali di crescita e credo che molti sia già cambiato».

A livello personale questa annata irripetibile come la definisce? Cosa prova l’uomo Giuseppe, oltre che il presidente Manfredi, partito da Alberobello ed arrivato al vertice della federazione italiana?

«Non posso dire che non è cambiato niente. Certamente in me è cambiato tanto. Credo però che non sia mai mutato lo spirito di servizio con cui ho sempre cercato di guidare la mia azione (da presidente regionale per tanti anni e poi da numero 2 della Fipav prima di diventarne il vertice, ndr) soprattutto nei confronti della società che sono il motore del nostro mondo».

Le società, la base, la formazione dei tecnici: su questo ultimo aspetto lei ha sempre insistito molto. A proposito, quanto vale in questo senso l’oro “italiano” della Serbia con Santorelli?

«Moltissime nazionali estere hanno tecnici italiani segno che la nostra scuola è tra le migliori al mondo e che abbiamo lavorato bene».

Cosa sogna per il volley italiano il presidente Manfredi?

«Sogno palestre aperte e piene, sogno tantissimi bambini e bambini che praticano questo sport perché solo così possiamo far crescere i nostri talenti e produrre tanti campioni. E possiamo avere tante piccole promesse solo se abbiamo palestre aperte, ma questo è un argomento in cui nessuno ci dà una mano. Vorremmo dare più tranquillità alle nostre società di base, su questo dobbiamo insistere».

Pensavamo di sentirle dire che sogna di vincere ancora, magari due ori olimpici…

«Non lo dico. E non solo per scaramanzia. Non lo dico perché non mi va di caricare di responsabilità le ragazze e i ragazzi. Alle Olimpiadi bisogna innanzitutto andarci e poi giocarsela. Le medaglie possono arrivare o no».

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