Tutto inizia con una (apparente) innocua richiesta di amicizia su Facebook o invito su un’altra piattaforma social. Il mittente è il profilo di una donna (o un uomo) attraente che ti aggancia quasi immediatamente con un messaggio via chat accompagnato da un link. Di lì inizia la chat che finisce con un video a luci rosse in cui l’ignara vittima posa nuda o addirittura fa autoerotismo davanti a una webcam ignorando che dall’altra parte qualcuno sta registrando tutto. Foto e video diventano così strumento di ricatto per estorcere denaro («sextortion») o mettere alla gogna la vittima («revenge porn») anche per vendicarsi di una storia finita.
VIDEOCHAT E SESSO «Sextortion» (composto dei termini inglesi «sex» ed «extortion»-estorsione) descrive un metodo per ricattare una persona con immagini o filmati che mostrano la vittima mentre compie atti sessuali (masturbazione) e/o nuda. I malintenzionati minacciano di pubblicare le immagini su YouTube indicando il suo nome, di inviare il materiale sensibile via e-mail a parenti, amici o al datore di lavoro oppure di pubblicare il link su Facebook. Recentemente le «sextortion» stanno interessando sempre più spesso vittime minorenni (nell’ultimo anno 130 casi, la maggior parte nella fascia 14-17 anni), con effetti lesivi potenziati: la vergogna che i ragazzi provano impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte ai quali si sentono colpevoli di aver ceduto e di essersi fidati di perfetti e «avvenenti» sconosciuti. La sensazione di sentirsi in trappola è amplificata spesso dalla difficoltà nel pagare le somme.
VENDETTE DEGLI EX Il fenomeno del «revenge porn», colpisce soprattutto giovani ragazze: a volte, a loro insaputa, vengono fotografate o riprese in atteggiamenti sessualmente espliciti dai partner; altre volte, cedono alle richieste dei partner e acconsentono a farsi ritrarre o a condividere immagini intime. Spesso sono gli ex che, finita la relazione, diffondono le immagini per vendicarsi. La differenza con il revenge porn (praticato per mettere alla gogna una persona) è che la pratica del sextortion ha soprattutto lo scopo di estorcerle denaro o ulteriore materiale pornografico.
SMARTPHONE E ACCOUNT SOCIAL Lo smartphone si può proteggere inserendo delle password di accesso di sicurezza e dei sistemi antivirus. Per sicurezza, sarebbe bene anche non indicare al social il numero di telefono se non è strettamente necessario. Per evitare di ottenere «tag» da materiale pornografico, è importante proteggere il proprio account social e renderlo privato. Nelle impostazioni del profilo, si possono attivare diverse misure a tutela della privacy. Si può consentire il «tag» solo agli amici, si può creare una cerchia ristretta – e parlare solo a quella – oppure si possono bloccare persone indesiderate o vicine alla persona che state allontanando. Sì, anche l’estorsore si può bloccare, ma questo non basterà a fermarlo. Infatti, la persona potrà sempre creare un secondo account, magari insospettabile.
LA RISPOSTA ALLE AMICIZIE A titolo di cautela, è importante non rispondere alle richieste di amicizia per almeno 30 giorni dal momento della richiesta sui social. Infatti, se si tratta di un account per screditare la vittima, questo potrà essere segnalato e bannato direttamente dalla piattaforma. In più, questo permetterà di fare delle valutazioni sul profilo, per verificare se è vero e anticipare eventuali richieste estorsive. Se si tratta di una persona che arriva per amici comuni, può essere utile chiedere a questi amici di cosa si tratta e se quella persona è affidabile.
LE TRUFFE ROMANTICHE Dette anche «romance scam», nel 2021 ha visto una crescita del 118% con vittime per lo più over 50enni ingannate dai falsi corteggiamenti. I criminali contattano la vittima sui social, inviando una richiesta di amicizia ed utilizzando immagini di uomini molto avvenenti che si presentano spesso come imprenditori, militari o comunque con posizioni lavorative di alto livello, e che fanno credere alla vittima di essere single, vedovi o separati. Le foto in realtà sono rubate dalla rete e i profili sono costruiti presentando situazioni verosimili; da qui iniziano i primi scambi di messaggi che nel tempo si arricchiscono di particolari sempre più intimi sulla propria vita. Dopo aver instaurato questo falso ma intenso rapporto di «amicizia» virtuale, i truffatori cominciano a chiedere denaro, accampando una serie di motivazioni (salute, biglietti di viaggio, ecc.). Alcuni accorgimenti: controllare su un comune motore di ricerca il nome e le immagini del profilo delle persone che richiedono questo tipo di attenzioni, verificando che non vi siano già segnalazioni da parte di altri utenti; diffidare di coloro che inviano messaggi utilizzando un italiano sgrammaticato; non fidarsi di chi chiede denaro con insistenza; denunciare e non pagare alcuna somma.