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Jindal su Ilva: noi
garanti dell'italianità

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Venerdì 31 Marzo 2017, 10:48

La cordata AcciaItalia per Ilva garante dell’italianità, in questo la presenza «di Cassa depositi e prestiti, di Arvedi e della Delfin di Leonardo Del Vecchio, è una garanzia». Parola di Sajjan Jindal, presidente di Jindal South West, intervistato dal Corriere della Sera.
«Fra tre anni nello stabilimento di Taranto torneremo sopra i 10 mila addetti e riporteremo clienti importanti», promette. «Ma l'obiettivo principale è ridare il sorriso ai tarantini, inquinando meno con il gas. Perché non è affatto vero che produrre acciaio con il gas costa di più».
A parte Jsw, spiega, «il 65% degli altri azionisti è italiano. Noi avremmo voluto prendere più del 35%, ma ci è stata preclusa la possibilità di superare il 50% proprio per tutelare l'italianità di Ilva e del suo acciaio. E in questo Cdp è il maggior garante». «Cdp resterà con noi», sottolinea. «Il signor Mittal (della cordata Am Investco, ndr) è indiano ed è il più grande produttore di acciaio del mondo, quindi non posso che rispettarlo e stimarlo. Ma sono rimasto molto sorpreso dal tentativo fatto con Cdp. Forse si è reso conto che se Ilva andrà ad ArcelorMittal, perderà l’italianità all’interno di un grande gruppo internazionale».
«In passato per Riva l’acciaio era come una commodity. Noi produciamo acciaio ad alto valore aggiunto ed è quello che vorremmo fare in Ilva, quello che utilizzano le case automobilistiche. Mi piacerebbe che tra i clienti tornasse Fiat Chrysler Automobiles. Come mi piacerebbe, se dovessimo prendere l'Ilva, guardare anche a Piombino».

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