«In questo momento dobbiamo prendere delle decisioni razionali, ascoltando tutti e progettando il futuro anche di Taranto». Per il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sull’ex Ilva la posta in gioco è alta e bisogna tenere ogni aspetto in considerazione per portare la fabbrica alla decarbonizzazione. Il governatore e il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ieri mattina sono stati convocati dal Consiglio di Fabbrica delle Rsu di Fim, Fiom e Uilm, che ha di fatto chiesto alle istituzioni locali di impegnarsi a trovare risposte concrete per garantire un futuro sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale.
«Ci hanno chiesto – ha detto Emiliano - di non mollare proprio adesso che siamo ad un passo dall’immaginare una fabbrica che abbatte fortemente i valori inquinanti e non è più pericolosa per la salute come lo è stata per 60 anni. Ci hanno chiesto di non cedere questa nuova tecnologia ad altri luoghi, proprio adesso che i forni elettrici possono abbattere del 95 percento tutte le emissioni nocive».
Le richieste dei metalmeccanici sono chiare e sono state presentate attraverso una piattaforma, nata da tre giorni di assemblee con i lavoratori. Alla politica locale hanno chiesto di pretendere dal governo la garanzia del rispetto della tutela occupazionale completa, con misure straordinarie per i lavoratori di Adi in As, Ilva in As e appalto, attraverso ogni strumento possibile. Oltre a politiche attive di formazione continua, riqualificazione in vista delle nuove mansioni. Tra le richieste di Fim, Fiom e Uilm, c’è anche l’attivazione di screening sanitari periodici nei confronti dei lavoratori.
«La piattaforma – ha detto Biagio Prisciano, segretario generale Fim Cisl Taranto Brindisi – contiene salute, ambiente e lavoro. Tre diritti costituzionali che si reggono insieme. Il documento arriva dai lavoratori e abbiamo fatto emergere che anche loro hanno diritto a dire la propria».
La lista prosegue con materie più tecniche: prima fra tutte la realizzazione dei tre forni elettrici nel minor tempo possibile che, gradualmente, sostituiscano definitivamente gli attuali altiforni a ciclo integrale. I sindacati chiedono anche la realizzazione di Dri con impianti dedicati e realizzati a Taranto. «Serve il gas – ha sottolineato Davide Sperti, segretario generale Uilm Taranto – perché è chiaro che, in attesa dell’idrogeno serve il gas come combustibile di transizione. L’unica opportunità che abbiamo è avere il polo Dri a Taranto, che consentirebbe di risparmiare. Chiudersi in posizioni che nulla hanno a che fare con il merito per noi è sbagliato».
«Tecnicamente la questione del gas - ha osservato il governatore Emilano - non mi sembra così decisiva, nel senso che abbiamo compreso che, seppur in un lasso di tempo non brevissimo, sarebbe possibile portare cinque miliardi e mezzo di metri cubi di gas necessari alla decarbonizzazione con forni Dri, anche via terra. Devo anche aggiungere però che il futuro della distribuzione del gas, che comunque è un combustibile di transizione e che nel giro, ci auguriamo di un breve lasso di tempo, sarà sostituito dall’idrogeno, non può essere sempre assegnato ai gasdotti, alle pipeline che sono molto delicate. Rischiamo di dire di no ai rigassificatori in Italia, non solo a Taranto, e poi al primo attentato alle pipeline sentirci dire che sono assolutamente necessari».
La piattaforma dei lavoratori continua con la richiesta di riavvio di tutte le linee di finitura e investimenti massicci nelle aree di laminazione a freddo e di verticalizzazione del prodotto, in modo da ri- impiegare chi è rimasto in cassa integrazione per molto tempo. Infine una clausola sociale per la valorizzazione, attraverso la realizzazione dei nuovi impianti, dei lavoratori del mondo degli appalti occupati attualmente nelle aziende del territorio.
«È chiaro che questo cambio tecnologico – ha concluso Emiliano - significa anche liberare moltissime delle aree attualmente impegnate dalla fabbrica che è più grande della città di Taranto, riprogettare l’urbanistica, riprogettare lo sviluppo, fare tantissime cose fondamentali che sono collegate a questo cambio tecnologico che la fabbrica potrebbe ottenere».