«Ribadisco ancora una volta: nessuna forza politica locale o nazionale ha mai chiesto la chiusura della fabbrica. La Regione Puglia, se le forze politiche nazionali avessero mai chiesto la chiusura della fabbrica, avrebbe elaborato la sua strategia per la chiusura della fabbrica». Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano parlando con i giornalisti al termine del consiglio di fabbrica convocato da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento ex Ilva di Taranto.
«Hanno questa posizione - ha proseguito - solo alcune associazioni particolarmente importanti per il dolore e per il lutto che gestiscono da tantissimi anni e che quindi hanno assolutamente la legittimazione a pensare e a dire quello che hanno nel cuore», persino «a odiare un oggetto immateriale». Ma "in questo momento - ha osservato il governatore - noi dobbiamo prendere delle decisioni razionali, ascoltando tutti e progettando il futuro anche di Taranto perche è chiaro che questo cambio tecnologico significa anche liberare moltissime delle aree attualmente impegnate dalla fabbrica che è più grande della città di Taranto, riprogettare l’urbanistica, riprogettare lo sviluppo, fare tantissime cose fondamentali che sono collegate a questo cambio tecnologico che la fabbrica potrebbe ottenere».
Il sindacato, ha chiarito Emiliano, «oggi ci ha detto che vuole una fabbrica di grande profilo tecnologico, competitiva, che continui a dare lavoro e che serva all’industria italiana, a condizione che non sia pericolosa per la salute. E questo processo si chiama decarbonizzazione. Noi lo diciamo da dieci anni. Siamo stati presi in giro da tutti, mentre oggi tutti dicono che è importante». «Ed è evidente - ha concluso - che io, a tre mesi dalla scadenza del mio incarico, vorrei vedere questo processo compiuto perché è l’unico modo in cui salvaguardiamo il ruolo strategico di questa città che altrimenti rischia di diventare un luogo con un sito inquinante abbandonato».
«La nave rigassificatrice? Se ne può fare a meno»
«La nave rigassificatrice potrebbe essere assolutamente inutile se riusciamo a portare il gas da terra come noi pensiamo di poter fare ma di rigassificatori ce ne sono tantissimi ovunque. Si tratta solo di riscaldare un gas che è a temperatura molto bassa e far salire la temperatura, questo è tutto. Non è un impianto di particolare impegno. Ha la sua pericolosità, ma qui siamo anche a due passi dalle raffinerie. Penso che della nave si possa fare a meno: se questa è una richiesta della città che poi mette tutti in pace perchè non farlo? Serve buon senso e non ideologie nè sul gas nè su altre cose», ha dichiarato inoltre il presidente.
«Tecnicamente la questione del gas - ha osservato il governatore - non mi sembra così decisiva, nel senso che abbiamo compreso che, seppur in un lasso di tempo non brevissimo, sarebbe possibile portare cinque miliardi e mezzo di metri cubi di gas necessari alla decarbonizzazione con forni Dri, anche via terra. Devo anche aggiungere però che il futuro della distribuzione del gas, che comunque è un combustibile di transizione e che nel giro ci auguriamo di un breve lasso di tempo sarà sostituito dall’idrogeno, non può essere sempre assegnato ai gasdotti, alle pipeline che sono molto delicate. Rischiamo di dire di no ai rigassificatori in 'Italia, non solo a Taranto, e poi al primo attentato alle pipeline sentirci dire che sono assolutamente necessarie».
Per Emiliano «ci vuole grande freddezza e non bisogna attaccarsi alla questione della nave perché il pensiero recondito è che in questa maniera forse si riesce a ottenere la chiusura per implosione della fabbrica. Non può essere questo il meccanismo».