ROCCAFORZATA - Roccaforzata ha fatto crac. Il più piccolo Comune della provincia ionica è pronto a dichiarare il dissesto finanziario. È quanto emerge dalla convocazione del consiglio comunale che tra i punti all'ordine del giorno contempla proprio la certificazione del disastro finanziario.
Debiti per un ammontare complessivo di 1,6 milioni di euro che il Comune non è in grado di pagare neppure a rate.
Il rendiconto di gestione, approvato a dicembre scorso, si era infatti chiuso con un disavanzo di 1 milione a cui vanno aggiunti circa 600mila euro di debiti fuori bilancio derivanti da contenziosi e sentenze. Nella stessa giornata, inoltre, il consiglio comunale aveva approvato anche l'adesione a un piano di riequilibrio che avrebbe dovuto prevedere una spesa di circa 50mila euro all'anno per 20 anni. Da tempo, tuttavia, lo società esterna che avrebbe dovuto redigere il piano, aveva suggerito di trovare un accordo con i creditori per i debiti fuori bilancio. Ed è qui che qualcosa è andata terribilmente storta. I creditori non hanno accettato le proposte del Comune che ora è costretto dichiarare bancarotta.
A novembre scorso, quando la Gazzetta aveva lanciato l'allarme sulla drammatica situazione a Roccaforzata, il sindaco Michelangelo Serio si era premurato di chiarire che l'amministrazione era impegnata in «una proficua attività di transazioni» e nella vendita di immobili. La prima è andata male, ma la seconda anche peggio. Dopo i tre bandi di gara pubblicati per mettere all'asta un immobile dell'ente, nessuno ha mai risposto. Nemmeno la riduzione del prezzo iniziale di vendita è bastato per suscitare l'appetito di potenziali acquirenti.
Sempre Serio aveva aggiunto che il Comune aveva «predisposto le misure più opportune ai fini della adozione di un piano di rientro finanziario pluriennale, che ha già interessato quasi tutte le Amministrazioni Comunali della provincia di Taranto, capoluogo compreso, con cifre ben più pesanti e consistenti». Evidentemente non è stato sufficiente. Ora il Comune è pronto a dichiarare il dissesto, ma Serio resterà saldamente alla guida dell'amministrazione. Almeno questo si mormora nei corridoi.