TARANTO - Chinta piace la natura, adora fare giardinaggio, potare le siepi, prendersi cura delle piccole piante e perfino fare la pulizia dalle erbe infestanti. Lo faceva anche in Sri Lanka il suo paese di origine. Oggi è lui a prendersi cura da solo del verde pubblico della villetta comunale Capitano Basile. Lavora immerso nella natura, mentre il traffico scorre congestionato su viale Virgilio.
Il suo nome per intero è Chinthaka Gajanayaka, ma gli amici lo chiamano Chinta. È in Italia ormai da 20 anni, ha 51 anni ed è uno dei dipendenti della piscina Comunale Mediterraneo Village.
«Per me la piscina – racconta mentre passeggia fra i vialetti in salita della villetta - è una famiglia. Io mi occupo di fare manutenzione, mi fa sentire bene prendermi cura delle cose non solo della piscina, ma anche del verde. Tutte le piante che vedete qui io le tratto bene. Mi sento felice».
La manutenzione del verde del parchetto pubblico rientra nella gestione della Piscina Comunale affidata al Mediterraneo Sport Taranto della famiglia Cassalia.
Chinta se ne occupa volentieri, perché da ragazzo faceva il giardiniere. Una vita fa, quando è partito da Upul, la sua città di origine. All’epoca lo Sri Lanka stava pagando le conseguenze e gli strascichi di una lunga guerra civile durata 26 anni.
«La prima a venire in Italia – spiega - è stata la suocera di mio fratello, che ha fatto in modo che la sua famiglia si potesse avvicinare e poi sono arrivato io». La donna per anni ha seguito il compianto Domenico Cassalia, uno degli imprenditori più illustri dello scenario tarantino. Un rapporto di grande affetto con la famiglia Cassalia con cui collabora ancora.
Chinta racconta di tornare ad Upul un paio di mesi l’anno, lì non c’è solo la sua famiglia di origine, ma anche sua moglie e i suoi due figli. «Oggi è diverso – aggiunge – in Sri Lanka adesso si sta bene. È diventato una destinazione turistica per tutto il mondo. L’unico problema è che i miei due figli e mia moglie sono nel mio paese e li vedo di rado. Sono dovuti tornare perché mia madre non sta bene».
Una lunga storia quella che lega Chinta e la sua famiglia alla piscina di Taranto. «Qui con noi – spiega l’imprenditore Antonello Cassalia – non c’è solo Chinta: io ho qui a lavorare con noi anche il fratello di Chinta e prima ancora era nostro dipendente il fratello più grande. Sono dei ragazzi eccezionali, con una grande voglia di lavorare. Credo che alla fine, una storia di lavoro e dedizione, lunga 20 anni, in un paese che non è il proprio, è una storia che va premiata». Per Cassalia è necessaria una reale integrazione. «Ed proprio quello – conclude l’imprenditore - che cerchiamo di fare. Quando si trovano persone serie come Chinta e i suoi fratelli, non è difficile fargli spazio soprattutto in aziende che hanno voglia di fare le cose seriamente. Ci sono purtroppo, in Italia tanti lavori che non vengono valorizzati o non c’è più voglia di farli in un certo modo. Questi ragazzi hanno voglia di riscatto, vengono da Paesi dove hanno vissuto dei disagi, vogliono guadagnare una dignità e bisogna tenerseli cari».