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Taranto, dopo lo sfratto lo sfogo: «Andremo via, ma Saverio non sarà chiuso in un istituto»

 
Valentina Castellaneta

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Valentina Castellaneta

Taranto, la storia di Saverio: «Andremo via, ma mio figlio non sarà chiuso in un istituto»

Adriana, madre di un ragazzo autistico, teme il ricatto

Giovedì 23 Gennaio 2025, 12:47

«Andremo via ma non accetto il ricatto: Saverio non sarà chiuso in un istituto». Dopo lo sfratto di martedì scorso torna a parlare Adriana Parisi, la mamma di Saverio, un ragazzo di 34 anni con una grave forma di autismo. Qualche giorno fa l’ennesimo tentativo di far uscire Adriana e Saverio da quella che è stata la loro casa per 25 anni. Un immobile nel centro della borgata di Talsano che l’istituto di credito ha pignorato e venduto all’asta per via di alcune rate del mutuo non pagate. Un debito di 28mila euro che ad Adriana e al suo ex marito è costato carissimo: tre anni di lotte, trattative e sofferenze. Grazie ad una lunga mediazione, ora la donna ha 30 giorni di tempo per trovare una nuova casa e andare via.

Un’accusa importante quella che Adriana lancia alle forze dell’ordine e a chi ha paventato l’idea di toglierle suo figlio. «Non lo dicono pubblicamente – ha raccontato alla Gazzetta - ma mi hanno fatto un discorso in cui mi additano come quella che non è in grado di mantenere una stabilità, che è ostinata e che danneggia il proprio figlio. So che è stata ventilata l’ipotesi di mettere Saverio in un istituto, anche se nessuno me lo ha mai detto di persona».

La donna racconta che martedì mattina, durante il blitz delle forze dell’ordine per farla uscire di casa, era stato convocato anche il suo medico di famiglia. «Convocare il mio medico – ha detto - che non sapeva nulla, che senso ha? Come vi permettete di scavare così nella mia vita privata, di chiamare il mio medico per sapere se mi prendo cura di Saverio? Soffro di una malattia autoimmune, ma questo non significa che qualcuno ha il diritto di invadere la mia vita privata».

Adriana riferisce che lo sfratto esecutivo di martedì mattina è arrivato come un lampo a ciel sereno. Era, infatti, già stata programmata una cabina di regia in prefettura, in cui erano stati convocati tutti gli organi preposti Istituto vendite giudiziarie, Asl, avvocati delle parti, il Cat (Centro di assistenza tecnica) di Taranto, la direzione del Patrimonio e gli assistenti sociali del Comune, oltre agli acquirenti della casa, per trovare una soluzione definitiva: il trasferimento in una nuova abitazione, con un percorso di avvicinamento all’evento che facesse abituare Saverio al cambiamento.

«Noi sapevamo questo – spiega – io di conseguenza avevo preparato tutta la documentazione come amministratrice di sostegno di mio figlio. Inoltre stavo continuando a cercare un’abitazione, come ho fatto negli ultimi due anni e mezzo. Poi avevo fatto presente che a questi tavoli devono invitare anche me che rappresento legalmente Saverio».

Adesso la famiglia Parisi, insieme al padre di Saverio, sta raccogliendo quanti più soldi possibile per venire fuori da questa storia, trovare una casa e trasferirsi. «Certo non potremo farcela mai in un mese. E comunque questi continui blitz sono una violenza, perché con questa forzatura, in virtù di un diritto di proprietà, vengono schiacciati altri diritti, come quello di mio figlio a vivere tranquillo».

La difficoltà nel trovare una nuova abitazione sta nel fatto che non tutte le case vanno bene per Saverio, che tra le stradine strette del centro della borgata di Talsano ha trovato il suo villaggio protetto, dove fa parte di una comunità che lo protegge e gli garantisce le sue abitudini e la sua stabilità. Serve un piano terra, perché il ragazzo ha problemi con le altezze, uno spazio all’aperto dove possa sfogare la sua ansia e soprattutto un luogo che gli garantisca sicurezza. Ma per trovare un posto come questo ora restano soltanto 30 giorni.

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