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Taranto, atti persecutori nel carcere: Baldassari rischia il giudizio

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, atti persecutori nel carcere: Baldassari rischia il giudizio

Stalking ai danni di un psicologa che operava al «Carmelo Magli»

Mercoledì 23 Ottobre 2024, 07:00

TARANTO - Comincerà il 9 dicembre l'udienza preliminare nei confronti della ex direttrice del carcere di Taranto Stefania Baldassari, accusata di stalking ai danni di una psicologa dell'istituto penitenziario. Il pubblico ministero Vittoria Petronella ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio: inizialmente Baldassari era accusata di mobbing, ma il giudice per l’udienza preliminare Giovanni Caroli, applicando le novità introdotte dalla riforma Cartabia, restituì gli atti alla procura perchè a suo avviso quelle condotte contestate configuravano il resto di atti persecutori e non quello di maltrattamenti sul luogo di lavoro. Una decisione con la quale il magistrato aveva sostanzialmente rigettato la richiesta di rinvio a giudizio che ora è stata ripresentata dopo la modifica delle accuse.

Tutto era cominciato con le denunce presentate dalla professionista in servizio negli anni scorsi al Carmelo Magli e poi trasferita per via dei rapporti proprio con l’allora direttrice. Nella denuncia erano descritti diversi episodi nei quali, secondo l’accusa della psicologa, la direttrice Baldassari avrebbe utilizzato affermazioni e modi umilianti e offensivi nei suoi confronti. Fatti che per la vittima si sarebbero protratti per ben cinque anni tra il 2015 e il 2020. La procura aveva chiesto inizialmente l’archiviazione delle accuse, ma il gip Francesco Maccagnano ritenne di disporre l'imputazione coatta per i maltrattamenti. Il pm Petronella, quindi, chiese il processo contestando il reato di mobbing, ma il giudice Caroli, come detto, ha ritenuto che le cose avessero una connotazione differente, Nel corso dell’udienza preliminare, il giudice Caroli aveva chiesto alla procura di valutare l'ipotesi che il reato da contestare fosse quello di stalking, ma la procura aveva confermato la linea accusatoria: la modifica dall’articolo 423 del codice di procedura penale varato dalla riforma Cartabia, però, prevede ora che se il giudice rileva che il fatto non è indicato nel capo di imputazione in termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti oppure ritiene la definizione giuridica non corretta, deve invitare il pubblico ministero a operare le necessarie modificazioni, ma se la divergenza di veduta rimane, sentite le parti, il giudice dispone con una sua ordinanza, anche d’ufficio, la restituzione degli atti al pubblico ministero.

E così la procura ha formulato una nuova accusa di stalking nei confronti della donna: sarà il giudice Gianna Martino a decidere se vi sono gli estremi per avviare un processo oppure prosciogliere l'imputata dalle accuse.

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