Il servizio del 118 di Taranto ha una carenza di 52 medici. Un dato grave denunciato da Emiliano Messina, segretario generale della Fials di Taranto. «Questo - spiega - è il problema dei problemi, perché se il 118 arriva a casa del paziente senza il medico, l’infermiere, l’autista e il soccorritore non possono fare diagnosi. Sono obbligati a portare il paziente all’ospedale più vicino. È il primo modo per arrivare ad un medico».
Messina, nei giorni successivi alle notizie di aggressione al personale sanitario, spiega che la funzione del 118 non sarebbe quella di portare il paziente all’ospedale più vicino, ma di portarlo in quello più adatto. «Però - ribatte - se non ho il medico a bordo, devo trasportarlo all’ospedale più vicino. In questo modo si intasano i pronto soccorso con pazienti che poi vengono spostati in altre strutture sanitarie. Se ho un paziente con emorragia celebrale, devo portarlo dove c’è il reparto di neurochirurgia, che nel nostro caso è solo al Santissima Annunziata, ma se io sono più vicino a Manduria lo porto lì. Così una volta stabilizzato dovrò poi portalo a Taranto». Secondo il segretario di Fials trasportando direttamente il paziente nella struttura competente in base alla diagnosi, si risparmierebbe tempo, non solo nella cura, ma anche al pronto soccorso.
«In questo modo – suggerisce Emilano Messina – potremmo utilizzare gli ospedali periferici per i codici di più bassa gravità e codici verdi e il Ss. Annunziata per le cose più gravi».
L’organico del 118, secondo le informazioni della Fials, si è svuotato nell’arco del tempo. «I fuori sede si sono avvicinati a casa, altri sono andati in pensione. Chi era specialista ha vinto un concorso nel reparto di competenza e non si fa nulla per sostituirli. Le carenze del 118 son molto più gravi di quelle del pronto soccorso». Il presidio di emergenza-urgenza del Ss. Annunziata, infatti, ha 14 medici su una necessità di 21, il concorso è stato fatto meno di un anno fa. «Per assumere i medici sulle ambulanze – sostiene Messina - non si fa un concorso da anni. Forse parliamo di 7 o 8 anni. Oltretutto si tratta di un lavoro duro, con turni massacranti e un contratto non idoneo. Non si tratta del contratto di lavoro di un dirigente ospedaliero, ma di medicina convenzionata. Quindi si va via anche perché si cerca una sicurezza economica. Su questo l’Asl ha le mani legate».
Per il segretario di Fials bisognerebbe sollevare di più questo problema. «Se la porta di accesso non è idonea, tutta la filiera ha problemi. Poi si creano quelle file interminabili di ambulanze che non riescono mai a “sbarellare” perché il presidio è intasato». Creando così le lunghe attese e le incomprensioni che possano sfociare in aggressioni al personale sanitario. «E poi - prosegue il sindacalista - credo che andrebbe ripristinato il posto di polizia all’interno di tutti gli ospedali, perché aiuta ad evitare che alcune cose accadano». Messina denuncia anche la questione dei codici bianchi e verdi, che dovrebbero essere gestiti da medici di base e guardia medica. «Molti pazienti scelgono di andare al pronto soccorso per non aspettare i tempi per una radiografia o per una diagnosi di medicina generale. I medici di base in tante occasioni dovrebbero essere dei filtri, come nei casi dei pazienti cronici che si riacutizzano. Ma mancano anche questi».