Michele Punzi, Presidente della Fondazione Paolo Grassi, ha lanciato la proposta di candidare Martina Franca a capitale della cultura 2028. Un’ambizione che poggia sulla ricchezza del patrimonio culturale del territorio e sulla capacità di creare sinergie tra i diversi attori del sistema culturale pugliese.
«Ci sono ponti che cadono, e ponti che si costruiscono. Quelli culturali sono ponti importanti e di costruzione, uno stimolo critico che rende vivi gli spazi e le città», ha detto Punzi a margine dell’incontro-talk “Culture, Persone, Esperienze”, un’occasione di riflessione sul sistema culturale pugliese nell’ambito della tre giorni “La Puglia con il Festival. 50 anni di storia”.
L’evento, moderato dalla giornalista Cristiana Castellotti, aveva visto la partecipazione di Paolo di Paolo, scrittore e drammaturgo, Lea Durante, docente di Letteratura Italiana, Francesco Maggiore, Presidente della Fondazione Dioguardi, Giusy Ottonelli, co-founder Spazio Murat e Impact Hub Bari, e Francesca Rossini, membro del Consiglio Superiore dello Spettacolo del Ministero della Cultura.
La possibilità della candidatura di Martina Franca a capitale della cultura non è un tema del tutto inedito. In realtà, già nel 2017 l’ex assessore alla Cultura, Antonio Scialpi, aveva incluso questa prospettiva nel programma elettorale e di governo della città. Oggi i tempi sono certamente più maturi: il mezzo secolo di storia della rassegna lirica del Festival della Valle d’Itria, autentica identità culturale internazionale, oltre agli esiti positivi della recentissima visita in Valle d’Itria delle delegazioni dei coniugi dei capi di Stato e di Governo, nell’ambito del G7. Sono prove generali di un dossier che potrebbe assumere rilevanza, attraverso il coinvolgimento del territorio, ora che questo territorio è divenuto un brand universalmente riconosciuto.
«Credo che Martina Franca sia pronta a ragionare su candidatura capitale della cultura 2028, io ci credo fermamente, è questa una provocazione che ho lanciato al sindaco e su cui stiamo ragionando», ha detto Punzi, di fronte a una platea di rappresentanti istituzionali. Tra questi c’era anche Aldo Patruno, Direttore generale del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio di Regione Puglia.
«La cultura rappresenta il 5-6 per cento del pil di questa regione, il 15 per cento dal turismo, ma possiamo dire anche che l’incarnazione del turismo a Martina passa attraverso questa enorme qualificazione culturale del Festival della Valle d’Itria», ha sottolineato Patruno.
«Abbiano alle spalle 7-8 anni di programmazione di cui siamo in grado oggi di vedere i risultati, l’idea è quella di un palinsesto unico della proposta culturale. Siamo arrivati al punto in cui il turista non viene in Puglia e scopre così che c’è anche il Festival, ma sceglie di venire in Puglia perché sa che qui c’è una proposta strutturata. L’obiettivo è quello della destagionalizzazione nella logica non solo del tempo ma dello spazio: non solo la stagione estiva, ma tutti i mesi dell’anno, non solo la costa e non solo i grandi centri, ma anche i borghi e l’entroterra».