PALAGIANO - «Come fanno a vivere felici con le loro famiglie? Come possono guardare i loro figli pensando di aver tolto la vita a un bambino che non aveva neppure 3 anni?». Carmela Galante si pone spesso questa domanda. Non c’è rassegnazione nella sua voce. Ma forse non c’è neppure la speranza viva di sapere chi c’era nel commando che la sera del 17 marzo 2014 aprì il fuoco uccidendo sua figlia Carla Fornari, il figlioletto Domenico Petruzzelli e il nuovo compagno della donna, Mimmo Orlando. Carla aveva solo 30 anni, il suo compagno 43, il piccolo Domenico poco più di 2.
La «strage di Palagiano» fu ribattezzata dai media. Un delitto che poteva avere conseguenze ben più gravi: nell’auto che percorreva il tratto di strada che dal piccolo comune della provincia ionica conduce alla Statale 106, c’erano anche gli altri due figli di Carla miracolosamente illesi. La Chevrolet rossa stava viaggiando verso Taranto: Mimmo Orlando doveva fare ritorno in carcere.
L’uomo, che da qualche tempo aveva avviato una relazione con Carla, infatti, era in regime di semilibertà dopo una lunga condanna per un duplice omicidio commesso nel 1998. Quegli anni in cella, però, non avevano generato alcun cambiamento: una volta fuori dal carcere provò a reinserirsi nel giro degli stupefacenti, ma non solo. Colse l’occasione per sanare vecchie ruggini e tra queste quella con Giovanni Di Napoli: «Nino u calavrese» era stato il suo capo nei ranghi della criminalità della provincia ionica, ma...
















