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Taranto, accoltellò l’ex compagno ma era legittima difesa

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, accoltellò l’ex compagno ma era legittima difesa

Troppe le violenze subite: il tribunale ha assolto una 46enne accusata di lesioni

Giovedì 14 Marzo 2024, 13:40

TARANTO - Assolta per legittima difesa. È la sentenza emessa ieri dal tribunale di Taranto nei confronti di una donna di 46 anni finita a processo per aver accoltellato l’ex compagno durante l’ennesima lite vissuta in una relazione durata circa 4 anni. È stato il giudice Elvia Di Roma a firmare il verdetto al termine del processo nel quale il difensore della donna, l’avvocato Filippo Pavone, ha dimostrato che quel gesto compiuto dalla donna è stata solo la reazione all’ultima di una lunga serie di violenze subite. Un rapporto tossico e pericoloso che in più circostanze aveva visto la 46enne subire insulti, minacce e percosse.

Tutto era cominciato nel 2015 quando i due si erano conosciuti e avevano avviato un legame che, però, fin da subito aveva messo in luce gli atteggiamenti possessivi dell’uomo: il controllo sul telefono cellulare, sugli spostamenti della sua compagna e persino le frequentazioni della donna era spesso argomento di discussioni. Confronti che dalle parole erano passate velocemente ai fatti. Nel corso del dibattimento, infatti, l’avvocato Pavone ha chiarito che in almeno due circostanze la donna aveva subito ferite gravi: le violenze dell’uomo infatti era sfociate in aggressioni che le avevano causato fratture al volto. E poi lividi ed escoriazioni che la donna nascondeva persino ai familiari. La speranza era quella di costruire un rapporto sereno, che tuttavia era comunque rimasta solo un’intenzione. Più volte infatti il suo compagno l’aveva aggredita e minacciata ricordandole che quando era minorenne si era macchiato di un gravissimo fatto di sangue e che l’ipotesi di commetterne di nuovi o di finire dietro le sbarre non lo spaventava affatto.

E così pian piano la donna aveva maturato la convinzione di dover interrompere quella storia, ma senza mai trovare la forza per farlo. Fino alla serata del 10 aprile 2019 quando lui l’aveva chiamata e le aveva chiesto di raggiungerlo: memore delle ultime violenze subite, la donna, aveva deciso di portare con sé un coltello. Quando l’uomo è entrato in macchina, le ha chiesto dei soldi e al rifiuto di lei l’ha fatta accostare e poi le ha strappato le chiavi dal lunotto. Una volta fuori dall’abitacolo l’avrebbe nuovamente colpita e a quel punto la donna ha tirato fuori l’arma e l’ha colpito all’addome. Il compagno a quel punto si è allontanato fino a raggiungere un bar dove è stato trasportato in ospedale. La 46enne, poco dopo, è stata raggiunta dai carabinieri: la donna ha ammesso i fatti e spiegato tutto ai militari portandoli persino sul luogo del fatto. Nel corso del processo, come detto, la difesa ha messo in fila l’escalation di violenza subita negli anni dalla donna fino a quella sera, quando il comportamento dell’uomo e le sue minacce l’hanno fatta temere per la sua vita e costretta a reagire in quel modo. Una situazione in cui secondo il giudice Di Roma la donna era sostanzialmente in pericolo di vita e quella reazione è stata istintiva e non punibile. Nel pomeriggio di ieri, come detto, il tribunale ha sancito la non punibilità dell’imputata.

Ora bisognerà attendere le motivazioni per comprendere se la procura deciderà o meno di impugnare il verdetto dinanzi alla Corte d’appello.

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