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Ex Ilva, aziende dell'indotto si fermano: «Chiediamo garanzie sui crediti»

 
Redazione online

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«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

Intanto l'Ue valuta informazioni in procedura. Orlando (Pd): la scelta del Governo colpisce l'indotto

Mercoledì 17 Gennaio 2024, 14:56

16:58

TARANTO - «Lo strappo inevitabile tra governo e Acciaierie d’Italia (AdI) continua a mietere vittime, dovendo registrare che sono molteplici le aziende dell’indotto dell’ex Ilva alle quali non sono state prorogate le commesse oppure le stesse non hanno la capienza. Significa che, pur avendo ricevuto la proroga degli ordini, non c'è liquidità e l'intento è di indurre le aziende a continuare a lavorare, ma a costo zero».
Lo dichiarano in una nota congiunta i segretari di Ugl Chimici e Ugl Metalmeccanici di Taranto, Alessandro Calabrese e Alessandro Dipino.

«A ciò - proseguono - va aggiunto che la rottura della trattativa ha determinato la revoca, da parte di moltissime banche, delle linee di credito nei confronti dei fornitori di AdI, i quali non hanno più neanche la possibilità di utilizzare lo sconto delle fatture emesse ed ancora non onorate da parte di Acciaierie d’Italia». Sono numerose, riferiscono i due sindacalisti, «le aziende dell’indotto che faranno il ricorso alla cassa integrazione straordinaria».

Inoltre, rileva Calabrese, «nelle centrali termoelettriche site all’interno dello stabilimento, che producono energia elettrica e vapore per soddisfare le richieste energetiche delle aree, le attività di manutenzione ordinaria sono affidate a terzi, con il rischio di fermata in caso di mancata assegnazione di ordini».
Per Calabrese e Dipino si rende necessaria «una iniezione rapida di liquidità che salvaguardi tali aziende, con l'estensione degli ammortizzatori sociali sia alle aziende la cui forza lavoro sia inferiore alle 15 unità, sia emendando il decreto legge con l’estensione delle tutele anche per le grandi aziende, oltre che le piccole e medie».

Ex ministro Orlando: con scelta Governo colpite le aziende dell'indotto

"La soluzione scelta dal Governo per rimediare al troppo tempo perso sull'ex Ilva, oltre a non dare certezze sulla continuità produttiva, apre una serie di interrogativi sul futuro dell'azienda e colpisce le aziende dell'indotto. Il primo effetto dell’amministrazione straordinaria sarà una stretta creditizia che può soffocare, infatti, l'indotto determinando ulteriori problemi per le imprese e i lavoratori di quelle realtà, con l'impoverimento produttivo di alcune aree del Paese. A questo punto occorre uno strumento di salvaguardia per l'indotto che non può essere lasciato al proprio destino. Da subito va costituito uno strumento per contenere gli effetti negativi di questa scelta e offrire le necessarie garanzie creditizie". Così il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, conversando con i giornalisti alla Camera.

Ue: «Stiamo valutando informazioni in procedura su ex Ilva»

La Commissione Ue «sta attualmente valutando le informazioni comunicate dalle autorità italiane» «nelle scorse settimane». Lo dice un portavoce, interpellato sulla procedura di infrazione sull'ex Ilva di Taranto, su cui nel 2014 ha inviato un parere motivato all’Italia. «La Commissione ha monitorato attivamente i progressi delle autorità italiane nell’affrontare le questioni di mancato rispetto della direttiva sulle emissioni industriali sollevate nel parere motivato. Le autorità italiane hanno adottato nel 2017 un piano ambientale con l’intenzione di risolvere tali problemi entro il 23 agosto 2023».

La procedura di Bruxelles sull'impianto di Taranto era stata aperta dalla Commissione Ue nel 2013 ed era arrivata appunto nel 2014 all’invio di un parere motivato all’Italia, il passo immediatamente precedente la fase di contenzioso. Secondo la Commissione l’Italia non garantisce che il funzionamento dell’impianto ex Ilva rispetti la normativa dell’Ue relativa alle emissioni industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute umana e l’ambiente. Due lettere di costituzione in mora erano state inviate nel settembre 2013 e nell’aprile 2014, sollecitando le autorità italiane ad adottare provvedimenti per assicurare il funzionamento dell’impianto Ilva in conformità alla direttiva relativa alle emissioni industriali e ad altre norme dell’Ue vigenti in materia di ambiente.

«Sebbene alcune carenze siano state affrontate permangono diverse violazioni della direttiva relativa alle emissioni industriali», aveva affermato un comunicato della Commissione quasi dieci anni fa. L’invio del parere motivato, si spiegava, «riguarda carenze quali la mancanza di conformità con le condizioni stabilite nelle autorizzazioni, la gestione inadeguata dei sottoprodotti e dei rifiuti nonché una protezione e un monitoraggio insufficienti del suolo e delle acque sotterranee».

Il parere di Giorgetti: molto interessati a produrre nell'ex Ilva

«Sull'ex Ilva noi ci stiamo impegnando al massimo per fare chiarezza perché per fare l'acciaio green servono tanti investimenti e quindi abbiamo bisogno di partner che li facciano insieme a noi questo è il momento della chiarezza": lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, spiegando che «in questo momento c'è un partner che ancora non ha chiarito la sua posizione», ma «ci sono molti interessati a produrre a Taranto, il più grande insediamento produttivo di acciaio europeo». «Noi vogliamo partner che condividano questa grande ambizione di produrre acciaio in Italia però in modo ambientalmente compatibile», ha detto.

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