SAN MARZANO - Autopsia, balistica, esami sull’arma, i vestiti della vittima e degli indagati. Sono i nuovi accertamenti disposti dal pubblico ministero Francesco Ciardo che sta coordinando le indagini dei carabinieri di Manduria sull’omicidio di Antonio D’Angela, agricoltor 59enne ucciso da un colpo di pistola alla gamba sparato dal figlio 27enne Angelo D’Angela, da giorni in carcere insieme al presunto complice, il 42enne Massimiliano Papari.
Per la procura, la morte di D’Angela è avvenuta durante una rissa tra la vittima, il figlio e Papari da un lato contro Cosimo Damiano Lonoce e il figlio Giovanni dall’altra: il 27enne D’angela, avrebbe tirato fuori la pistola e, durante quei momenti concitati, ha premuto il grilletto mirando a Lonoce, ma colpendo per errore l’arteria femorale del padre, poi morto dissanguato all’arrivo in ospedale. Nell’interrogatorio di convalida, i due indagati hanno offerto una versione differente dei fatti, sostenendo che la pistola si trovava negli indumenti della vittima e che il colpo sia partito accidentalmente: dinanzi al giudice Maccagnano hanno inoltre sostenuto che Lonoce, mentre fuggiva in auto, abbia investito Antonio D’Angela. Al termine dell’interrogatorio, però, il gip Maccagnano ha ritenuto corretta la ricostruzione del pm Ciardo e confermato il carcere per i due indagati. Due versioni profondamente diverse su cui le indagini dovranno fare chiarezza.
Ed è per questo che nelle scorse ore il pm Ciardo ha conferito l’incarico a due consulenti. Al medico legale, Liliana Innamorato il magistrato ha affidato il compito di effettuare l’autopsia sul cadavere di D'Angela e, insieme a tutti gli altri elementi raccolti finora, stabilire «la causa, la natura e i mezzi che ne banno determinato il decesso». Alla dottoressa Innamorato e al secondo consulente, l’ex responsabile della Polizia Scientifica di Bari ed esperto di balistica Nicola Donno, è assegnato congiuntamente il compito di ricostruire la dinamica dei fatti in particolare fare luce sulla alla distanza di sparo, sulla posizione in cui si trovavano in quel momento padre e figlio e sulla compatibilità della lesione mortale con l'arma sequestrata. Il difensore dei due indagati, l’avvocato Biagio Leuzzi, ha chiesto inoltre che i consulenti possano accertare se sulla salma di Antonio D'Angela siano presenti lesioni di natura traumatica riconducibili all’investimento con l’auto dei Lonoce ed eventualmente se l’uomo sia stato investito prima o dopo lo sparo. Una richiesta a cui il pm Ciardo ha dato via libera: le operazioni dei consulenti cominceranno nei prossimi giorni e la relazione dovrà essere consegnata al magistrato entro i prossimi 60 giorni. I risultati potrebbero confermare nuovamente la tesi della procura oppure fornire spunti investigativi differenti.
Al momento, anche per il giudice Maccagnano come detto, la morte di Antonio D'Angela «non è stato un evento totalmente estemporaneo dovuto a cause ignote», ma un episodio «avvenuto nel corso di un conflitto» con Cosimo Damiano Lonoce e il figlio di quest'ultimo Giovanni con i quali già nel primo pomeriggio avevano avuto un diverbio nella «Associazione trainieri»: attriti che in realtà non sarebbero recenti, ma «ormai annoso – scrive il giudice – e legato al sospetto che i Lonoce avessero appiccato un incendio presso il fienile della famiglia D'Angela». I Lonoce, persone dai trascorsi giudiziari noti a San Marzano, soltanto sei mesi fa avevano minacciato di morte Antonio D'Angela. Ed è per tutte queste ragioni che, secondo il magistrato è corretta la tesi della procura e cioè proprio per affrontare un personaggio dello spessore delinquenziale di Cosimo Damiano Lonoce, i tre si sarebbero armati di una pistola, di una roncola e di un bastone. Ciascuno dei tre componenti del gruppo, secondo il gip Maccagnano avendo avuto del tempo tra il primo e il secondo incontro con i rivali, ha pensato di «fronteggiare i propri avversari dopo essersi previamente munito di un'arma»: insomma anche il giudice ritiene che il secondo incontro tra le due fazioni era in realtà «un vero e proprio agguato ai danni dei Lonoce».