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Schiavizzata perché amava studiare: la storia di Precious passa anche da Taranto

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Schiavizzata perché amava studiare: la storia di Precious passa anche da Taranto

Un connazionale le ha promesso libertà e istruzione ma l’ha costretta a vendersi e a prostituirsi

Lunedì 11 Dicembre 2023, 10:57

TARANTO - Dalle prigioni della Libia alle strade di Taranto. Costretta a prostituirsi prima per salvarsi da quei lager in cui vengono imprigionati migliaia di profughi che cercano di scappare dalle guerre e poi per ordine di un padrone senza scrupoli.

È la storia di una donna 23enne di origine nigeriana, costretta a subire la violenza di uomini per ricostruirsi una vita. Obbligata a tradire coloro che qui in Italia l’avevano accolta, ma che infine è riuscita a trovare il coraggio di denunciare tutto e affidare allo Stato italiano il compito di giudicare chi l’aveva nuovamente imprigionata a una vita tetra. La chiameremo Precious, uno dei nomi più scelti in Nigeria per le bambine. Preziosa, come la testimonianza che ha saputo offrire.

La vicenda di Precious comincia nell’estate 2016, quando la 23enne si trovava in uno dei campi di raccolta profughi allestito dal governo libico per incarcerare quanti dall’Africa subsahariana tentano di raggiungere le coste per imbarcarsi, a rischio della vita, e raggiungere l’Europa. È stato un suo connazionale, su indicazione di un complice mai identificato, a reclutarla: le ha offerto il viaggio della speranza e una volta in Italia anche la possibilità di continuare a studiare. Era quello il sogno di Precious, continuare a studiare: ottenere quella formazione scolastica che nel suo paese di origine le era preclusa a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia. Il suo aguzzino ha fatto leva sulla speranza: quella di scappare da quell’inferno e potersi realizzare attraverso l’istruzione. E così le ha approfittato di quella condizione di vulnerabilità della ragazza, sola all’interno del campo di raccolta di Tripoli in attesa di poter partire per l’Italia e priva di risorse economiche, per obbligarla a concedersi sessualmente. Ma Precious ha rifiutato fino a quando quel connazionale l’ha minacciata di essere picchiata e diffamata davanti ai libici che gestivano la struttura. Le ha prospettato il male peggiore in quel momento: non farla più partire. La 23enne ha ceduto, si è concessa ai desideri squallidi di quell’uomo fino a quando è riuscita a imbarcarsi per raggiungere le coste italiane. A ottobre 2016, la donna è giunta a Taranto e lì ha pensato che quell’incubo fosse finalmente finito, ma lui ha continuato a perseguitarla. Ha continuato a minacciarla dicendole che se l’avesse incontrata per strada l’avrebbe picchiata fino a ucciderla. È successo una sera, mentre Precious si trovava davanti a un negozio etnico: l’uomo ha cercato di colpirla e ha continuato nei giorni successivi a perseguitarla. Per far cessare quella violenza le ha chiesto di carpire i dati della carta postepay della responsabile della struttura che lo ospitava nel capoluogo ionico: l’obiettivo era quello di prelevare i soldi presenti sul conto. Anni di richieste e torture, fino al 2020 quando la ragazza che non riusciva più a rifiutare quelle violente richieste, ha deciso di raccontare tutto e denunciare l’uomo che la perseguitava.

Le indagini coordinate dal pubblico ministero Marzia Castiglia hanno permesso di aprire un processo in cui l’uomo è accusato di riduzione in schiavitù. Dopo il rinvio a giudizio, per l’imputato, difeso dall’avvocato Pietro Putignano, è giunto il momento di comparire dinanzi alla corte d’assise di Taranto, presieduta dal giudice Filippo Di Todaro, che dovrà valutare le accuse mosse della procura. Precious potrà scegliere di costituirsi parte civile, ma nel frattempo ha trovato la libertà. E l’occasione di studiare per costruirsi finalmente una nuova vita.

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