TARANTO - Sono oltre 20 le persone indagate nell'inchiesta sul concorso sospetto all'Amiu-Kyma Ambiente. È quanto emerge dalle proroghe di indagine notificate in queste ore dagli agenti della Squadra Mobile di Taranto che conduce l'inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Enrico Bruschi e Lucia Isceri: i magistrati inquirenti hanno infatti chiesto e ottenuto dal gip Alessandra Romano ulteriore tempo per le attività investigative partite a novembre dello scorso anno ed evidentemente non ancora concluse. E proprio in vista della scadenza dei 12 mesi dall'iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi, in questi giorni alle persone coinvolte nell'inchiesta vengono notificati gli avvisi di garanzia. E proprio da quei documenti, stando a quanto risulta alla Gazzetta, emerge che l'ipotesi di reato contestata dagli inquirenti è quella di corruzione. Non è chiaro se questa accusa si aggiunga o sostituisca a quella di truffa ai danni dello Stato contestata all'unico indagato finora conosciuto nella vicenda: si tratta del dirigente Rocco Scalera all'epoca dei fatti Rup, Responsabile unico del procedimento, per il concorso che prevedeva l’assunzione di 11 ispettori ambientali e poi autosospesosi dall'incarico dopo l'indagine. Al nome di Scalera ora si aggiungerebbero diversi nomi dei candidati, ma non solo: secondo le prime indiscrezioni non mancherebbero tra gli indagati anche nomi della politica locale e non solo.
Il blitz dei poliziotti nei locali della ex Saram, dove si era appena conclusa la terza prova del concorso, risale al 24 novembre 2022: quel giorno gli investigatori piombarono nella caserma e sequestrarono una serie di documenti conducendo poi negli uffici di via Palatucci, il presidente della commissione esaminatrice, l’ex prefetto Carlo Sessa interrogato come persona informata sui fatti ed estraneo all’inchiesta, e lo stesso Scalera. Sotto la lente dei poliziotti, finì un bigliettino nel quale erano contenuti una serie di nominativi: «candidati segnalati» secondo gli investigatori che Scalera avrebbe tentato di favorire. La stessa Questura di Taranto, in una nota inviata in quei giorni alla stampa aveva confermato che «nel corso del controllo, i poliziotti hanno effettuato anche diverse perquisizioni locali, essendo emersi diversi elementi che si stesse consumando l’ipotesi di reato di truffa aggravata allo Stato da parte di alcune persone presenti». Scalera, interrogato a lungo dal pubblico ministero Bruschi e assistito dall’avvocato Soggia, in quelle ore avrebbe sostanzialmente ammesso le sue responsabilità e confermato le accuse sollevate dagli inquirenti. E proprio su quei nominativi e sulle dichiarazioni di Scalera si sono poi sviluppate le attività investigative che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati non solo dei candidati segnalati, ma verosimilmente anche di coloro che avrebbero fatto partire la raccomandazione.
L'inchiesta degli inquirenti fu un vero e proprio terremoto: il Consiglio di Amministrazione di Kyma Ambiente, poche ore dopo, annunciò «la sospensione, in via di autotutela, di tutte le procedure di selezione in atto». Non solo quello per ispettori ambientali, ma anche di tutti gli otto concorsi che in quel momento erano in fase di esecuzione. L’azienda partecipata dal Comune di Taranto e guidata da Gianpiero Mancarelli, aveva infatti avviato le procedure per l’assunzione degli otto ispettori ambientali, ma anche di operatori ecologici, autisti, amministrativi, di un avvocato, di un commercialista, di un ingegnere esperto in gestione e programmazione ambientale e di un ingegnere per il settore rifiuti. Tutto bloccato, insomma, tranne le indagini della magistratura che ora lasciano profilare un nuovo terremoto.