TARANTO - Prosegue davanti allo stabilimento ex Tessitura Mottola il presidio permanente cominciato il 23 ottobre scorso dai 92 lavoratori a cui scadrà la cassa integrazione a fine anno, che chiedono garanzie per il loro futuro in azienda. I sindacati hanno appreso di un preliminare di vendita (600mila euro in acconto e 3,4 milioni euro a conclusione) tra il gruppo Albini ed Ekasa, l’azienda subentrante, nel quale però non sarebbero stati inseriti accordi per l’assorbimento delle maestranze.
«Abbiamo deciso di bloccare i cancelli - sottolinea uno dei lavoratori coinvolti in una nota diffusa dalla Uil - perché i macchinari sono stati veduti e pronti per essere spediti. Di qua non uscirà nemmeno un chiodo finché non ci diranno che fine faremo prima del 22 dicembre, tempo ultimo della nostra cassa integrazione e inizio della Naspi. Siamo qui da 20 anni e non ci possono rottamare in questo modo». «La maggior parte di noi - aggiunge il lavoratore - sono vecchi per il mercato del lavoro ma troppo giovani per andare in pensione. Abbiamo mutui da onorare, figli da mantenere. Il Natale è alle porte e come regalo avremo la naspi: l’anticipo del nostro funerale».
Il segretario provinciale della Uiltec Taranto Amedeo Guerriero precisa che l’obiettivo «è quello di evitare la Naspi, che ha una durata di 2 anni e per riorganizzare il nuovo opificio ce ne vorranno altrettanti. Se mandiamo in disoccupazione questi 92 lavoratori sarà per loro la fine. Proporremo l’assunzione in capo a Ekasa di tutta la forza lavoro in modo da poter attivare da subito la nuova cassa integrazione».