TARANTO - Una diagnosi errata, un intervento sbagliato e una terapia non prescritta. Una serie di mancanze che hanno avuto come esito l'amputazione del piede destro segnando per sempre la vita di Anna Briganti, 49enne tarantina, militante del Partito Radicale, che ora chiede giustizia. La sua denuncia, presentata attraverso l'avvocato Giuseppe Rossodivita, ha dato il via a un'indagine penale che ha portato sotto processo un medico ortopedico, autore per l'accusa di quella diagnosi sbagliata che ha poi avviato quell'inarrestabile calvario medico.
È stato il pubblico ministero Lucia Isceri a iscrivere nel registro degli indagati il medico che ora deve difendersi dall'accusa di lesioni gravissime: «per colpa gravissima, consistita in imprudenza, imperizia e negligenza» scrive il pm Isceri nel capo d'imputazione commise errori nella fase diagnostica, in quella di valutazione dello stadio in cui si trovava il tumore che si era sviluppato sull'arto della 49enne e anche «nella fase chirurgica». In particolare, l'ortopedico non avrebbe eseguito «un approfondimento diagnostico tramite risonanza magnetica con mezzo di contrasto» e non indirizzò la paziente «per l'approfondimento diagnostico di secondo livello verso un centro specializzato o un centro che seguisse le raccomandazioni diagnostico-terapeutiche prescritte dalle linee guida per i sarcomi».
A giugno 2017, infatti, la donna si recò in ospedale perchè da giorni il dorso del suo piede era diventato nero, ma dopo una risonanza magnetica senza mezzo di contrasto, il medico la dimise sostenendo che si trattasse di una cisti. Non solo. Per l'accusa avrebbe indotto Anna Briganti «ad acconsentire all'intervento in assenza di un'adeguata e completa informazione, facendole sottoscrivere un modulo per consenso informato standard e senza prima fornirle un'adeguata informazione sul tipo di lesione, sul tipo di intervento, sui possibili esiti e sulle complicanze, di modo che la Briganti non si rendeva conto del tipo di intervento e dell'eventuale necessità di rivolgersi a un centro specializzato». Ma c'è di più.
Secondo il pm Isceri avrebbe anche eseguito un intervento chirurgico «in modo gravemente imperito, imprudente e negligente» in cui non sarebbero state seguite le regole della chirurgia oncologica, «senza neppure rendersi conto in fase diagnostica - scrive testualmente il magistrato - della presenza di un tumore». Quando si sarebbe accorto di quella massa, infine, «anziché limitarsi a un prelievo bioptico e indirizzare la paziente in un centro specialistico» avrebbe asportato il tumore in modo da provocare «la diffusione della malattia» in altre parte del corpo.
E come se non bastasse non avrebbe neppure eseguito la radioterapia raccomandata dalle linee guida dopo l'intervento. E così poche settimane dopo la situazione precipitò nuovamente costringendo la 49enne a recarsi a Bologna dove i medici non hanno potuto fare altro che amputare il piede destro.
Sulla vicenda penale, sarà il giudice Elio Cicinelli a valutare le responsabilità del medico dal punto di vista penale. La vicenda, però, pende anche dinanzi a un giudice civile per quantificare l'ammontare del risarcimento nei confronti di una donna: da mesi, tuttavia, Anna e l'avvocato Rossodivita attendono che il perito nominato dal giudice depositi la sua relazione. E anche la questione legale assume i contorni di un nuovo calvario.