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Pascolo abusivo, lo sfogo di un agricoltore tarantino: «Da anni denuncio, ma non cambia mai nulla»

 
Cosimo Lanzo

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Cosimo Lanzo

Pascolo abusivo, lo sfogo di un agricoltore tarantino: «Da anni denuncio, ma non cambia mai nulla»

Tombolini, ammiraglio in pensione e agricoltore per passione, racconta del suo «recinto inutile»: «Se gli allevatori decidono di passare da lì, passano, punto e basta»

Martedì 22 Agosto 2023, 09:59

TARANTO - «Io ormai non denuncio più perché ho visto che non serve assolutamente a nulla: il massaro rompeva le scatole a mio nonno, poi i figli a mio padre e adesso i nipoti a me».

A parlare è Oreste Tombolini, ammiraglio della Marina Militare in pensione e adesso agricoltore per passione con alcuni vigneti tra le campagne di Monteparano e Carosino, le stesse che hanno visto protagonisti Pierluigi, Piergiorgio e Ylenia, i tre soci dell’azienda Piccoli piccoli che attraverso le colonella Gazzetta hanno denunciato la perdita di tutto il raccolto di uva nel loro appezzamento di 7mila metri quadrati a soli dieci giorni dalla vendemmia. Una perdita dovuta al pascolo abusivo che si somma alla restante parte dei loro terreni in affitto colpiti, come molti altri quest’anno, dalla malattia della Peronospora, con il risultato che si ritroveranno impossibilitati a proporre nuove bottiglie ai loro clienti e con un reddito pari a zero.

«È dal 2008 che vivo con questi problemi e che denuncio tutto presso il comando della stazione carabinieri di San Giorgio Jonico - spiega l’ex ufficiale in pensione -. A casa ho già quattro denunce solo per pascolo abusivo e molte altre ancora per incendi dolosi, sul totale ho perso il conto. Qualche anno fa andai a parlare anche con il comandante provinciale dell’Arma che mi diede il numero dei loro colleghi di Martina. Un anno fa trovai il pastore nelle mie campagne, li chiamai e non mi risposero, mentre i carabinieri di San Giorgio mi dissero che erano impossibilitati a intervenire».

Tombolini racconta di aver avuto più volte incontri nei suoi terreni con i pastori, sempre con la stessa sensazione d’impotenza addosso: «Qualche anno fa mi dissero chiaramente che se loro avessero avuto intenzione di entrare nel mio vigneto, sarebbero entrati. Un’estate, trovai la mia campagna pascolata dalle solite pecore e incontrai uno dei nipoti. Mi disse che lo zio aveva deciso di far pascolare il gregge perché qualche giorno dopo, il 24 luglio, sua figlia doveva sposarsi e non aveva il tempo di farle pascolare altrove. Quel mio terreno è vicino al loro allevamento».

L’ex ufficiale racconta che lui, a differenza dei tre ragazzi dell’azienda “Piccoli piccoli”, ha anche cercato di proteggere il suo vigneto con uno degli strumenti a disposizione degli agricoltori: «La mia campagna tra Monteparano e Carosino io l’ho recintata ma sistematicamente, ogni volta che vado in campagna, trovo i fili per terra perché le pecore passano e spassano. Poiché i pastori hanno deciso che devono passare da lì, passano punto e basta». Nonostante la situazione sia di estrema difficoltà e precarietà nel portare avanti la coltivazione della vite, Tombolini si sente fortunato: «Io sono in una posizione di privilegio perché posso contare sulla mia pensione, mi chiedo però: come fanno coloro che vivono di questo lavoro? Perché chi fa solo il contadino deve sottostare a questi delinquenti».

La soluzione per l’ex ammiraglio della Marina non si vede al momento: «Alcuni amici di Carosino mi hanno detto: chi te l’ha fatta fare di denunciare, adesso sanno esattamente chi sei e dove vivi. Loro vincono perché sono sempre per strada e non solo, perché la legge è dalla loro parte. Però secondo me l’unico sistema è sporgere denuncia, anche se non c’è una legge che le forze dell’ordine possono usare per fermarli. Non è possibile che uno che subisce queste angherie debba stare pure zitto».

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