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Taranto, inaugurata la mostra dei reperti recuperati dagli abissi marini

 
Emiliano Fraccica

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Emiliano Fraccica

Taranto, inaugurata la mostra dei reperti recuperati dagli abissi marini

Sono il carico di un relitto dei primi decenni del VII secolo a.C. rinvenuti durante i lavori Tap

Mercoledì 21 Giugno 2023, 14:53

16:00

Un relitto adagiato sulle profondità marine da quasi 2700 anni che “torna alla luce” attraverso il suo carico, protagonista di una mostra a Taranto. È stata inaugurata ieri, presso la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, la mostra “Recuperati dagli Abissi”, una speciale collezione di reperti rinvenuti durante i lavori di posizionamento del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP) nel mare Adriatico, tra la costa orientale pugliese e l’Albania. Si tratta di ceramiche di manifattura corinzia, tra cui contenitori per vivande e servizi per la consumazione dei pasti, trasportate da un bastimento affondato a circa 780 metri di profondità nei primi anni del VII secolo a.C.

«Siamo felici e onorati di ospitare questa mostra nella nostra città – ha commentato durante la conferenza stampa di presentazione il vicesindaco di Taranto, Fabrizio Manzulli –, l’ennesima dimostrazione di una sinergia profonda tra la nostra amministrazione e la Soprintendenza. Taranto è continua ad arricchirsi dal punto di vista archeologico, costruendo la sua narrazione anche su storia e cultura, nonché innovazione».

«C’è tanto orgoglio per questa collocazione autorevole a Taranto – le parole di Aldo Patruno, Direttore generale del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, affidate a un videomessaggio –, proprio perché si inserisce in quel percorso di rinascita che sta affrontando il capoluogo ionico, attraverso il proprio patrimonio culturale e archeologico. I reperti ritrovati durante i lavori del TAP costituiscono una scoperta clamorosa e importante. Questa mostra è il punto di partenza per un ciclo che la Regione Puglia sosterrà da vicino»

La scoperta di questi oggetti unici nel loro genere risale al 2018, durante le indagini preliminari all’installazione del gasdotto TAP, quando vengono individuati alcuni oggetti in ceramica di grande rilevanza archeologica. Subito fu allertata la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, e nell’anno successivo si presero ulteriormente le misure del sito archeologico subacqueo. Su circa 300 esemplari ne sono stati recuperati 50, trasportati in seguito nella Città dei Due Mari per essere sottoposti ai primi interventi conservativi nel laboratorio di restauro.

«Capita spesso, durante la realizzazione di questo tipo di infrastrutture di imbattersi in opere di lavoro, ed è fondamentale collaborare con le istituzioni in determinati casi. Porre attenzione alla cultura e alla storia è sempre un nostro obiettivo primario, e sin dalle prime indagini per tracciare il percorso del TAP abbiamo capito di trovarci davanti a qualcosa di unico. Il duro lavoro portato avanti dalla nostra squadra, che si è subito messa in contatto con la Soprintendenza e i vari enti, è assolutamente encomiabile».

Nel 2020, in seguito all’istituzione della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, sono iniziati gli studi su questo importante ritrovamento, che hanno portato poi a completare il restauro a fine 2022.

La collezione dei reperti riemersi è formata da 50 manufatti, tutti appartenenti come datazione al periodo greco alto-arcaico. I primi fortunati visitatori della mostra hanno potuto così guardare da vicino 2 anfore (nelle quali i primi studi hanno permesso di ritrovare diversi noccioli di oliva), 5 hydriai (vasi utilizzati per il trasporto dell’acqua), 3 oinochoai (contenitori per la mescita del vino), 1 brocca, 10 skyphoi (coppe per bere) e 1 pithos (una grande giara), nella quale sono stati rinvenuti altri 28 skyphoi.

Adesso l’obiettivo è recuperare il resto del carico sommerso, parliamo di qualcosa come 250 altri oggetti che giacciono ancora nell’Adriatico. Altre meraviglie, dunque, da strappare agli abissi.

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