TARANTO - Un tratto di costa erosa, materiali ferrosi sulla scogliera. Sono le ragioni che hanno portato al sequestro di un'area di oltre 4mila metri quadrati in zona Punta Rondinella, sullo specchio acqueo di Taranto che si trova praticamente all'ombra dei grandi stabilimenti industriali. È stata la Guardia Costiera ionica, agli ordini del Capitano di vascello Rosario Meo, a porre sotto sequestro lo scorso 21 aprile il tratto costiero che ricade nell’area demaniale marittima del porto di Taranto. Una zona che, come ha ricordato la stessa Capitaneria di Porto, è stata da tempo riconosciuta ad alto rischio ambientale. Il sequestro, disposto dal pubblico ministero Mariano Buccoliero che ha aperto un fascicolo d'indagine contro ignoti, è finalizzato proprio alla ricerca di elementi investigativi per accertare l’effettiva composizione del materiale rinvenuto e quindi anche gli eventuali del deposito.
L’attività, è nata dalla presenza di una «falesia erosa dal mare composta – scrive in una nota la Guardia Costiera - da materiale di dubbia provenienza e le cui caratteristiche necessitano accertamenti analitici, al fine di scongiurare un eventuale inquinamento dell’ambiente marino e costiero». Nella vicenda è stata immediatamente coinvolta Arpa Puglia per le verifiche tecniche del caso e i militari hanno contestualmente avviato l'acquisizione di documenti per ricostruire la storia delle precedenti attività legate al monitoraggio e alla bonifica delle scorie.
L'episodio è balzato agli onori della cronaca con la denuncia dell'attivista di Veraleaks, Luciano Manna, alle telecamere di TgNorba24: Manna ha spiegato che già in passato aveva acceso i riflettori sulla zona insieme a Giustizia per Taranto con cui a breve depositeranno una memoria sulla vigilanza effettuata nel luogo per comprendere di quale natura di inquinanti sia caratterizzato lo sversamento e quali danni sta provocando all'ambiente.
«L’operazione della Guardia Costiera – si legge nella nota inviata alla stampa – rientra in una più ampia e articolata attività di monitoraggio e controllo ambientale avviata da tempo in stretto coordinamento con l’autorità giudiziaria» che «ha sinora portato ad importanti risultanti».