TARANTO - Cercasi direttore del Pronto Soccorso. All’Ospedale “Santissima Annunziata” oltre alla carenza dei medici, ai turni da studiare in stile sudoku e ai ritmi forsennati, si aggiunge la ricerca del nuovo direttore. Sarà il 30 aprile l’ultimo giorno della primaria Gemma Bellavita, un medico che in questi anni in silenzio ha governato uno spazio tra i più complicati dell’area jonica. Il Pronto Soccorso con i suoi 200 ingressi quotidiani, con un terzo dei medici nell’organico ha affrontato a testa alta mesi ad altissimo carico di stress. Un eufemismo per caratterizzare una struttura con il più alto tasso di turnover. Tutti i medici transitano dal Pronto Soccorso prima o poi, ma pochi, pochissimi rimangono. In un clima tanto complesso riempire i buchi e coprire i turni è un terno al lotto, tra assenze permanenti dovuti al personale inesistente e ingressi che non accennano a diminuire. Tra i suggerimenti di chi ha trascorso una vita al Pronto Soccorso del Santissima, «potenziare il sistema sanitario del territorio. Non dimentichiamo che se il cittadino arriva disperato è perché non ha trovato risposte altrove».
La dottoressa Gemma Bellavita, immaginando l’inizio di un nuovo capitolo che prende avvio proprio nella ricorrenza della festa dei lavoratori, ha scritto una lettera al Pronto Soccorso, dandogli del tu e parlandogli come se fosse un amico dal quale ci si divide dopo averne vissute tante insieme.
«Sì, ho deciso di lasciarti. Sei stato un grande amore. Quando ti ho incontrato avevo programmato tutto, poi però sei arrivato tu. Le prime volte ti vedevo malvolentieri, cercavo di evitarti, ma erano gli anni ‘80 e ai turni interdisciplinari del Pronto Soccorso non si poteva sfuggire. Ho cominciato ad apprezzarti. Eri bello certo, come quegli uomini belli e maledetti quasi sprezzanti. Mettevi alla prova me, povera ginecologa, facendomi incontrare politraumi, edemi polmonari, infarti, ictus, crisi d’ansia, overdose, crisi di astinenza, grandi anziani pluripatologici».
L’epistola è liberatoria e al contempo riflessiva e analitica. Come si può voltare pagina dopo 28 anni? Dal 1995 la dottoressa Bellavita ha lavorato nel Pronto Soccorso, dal 2016 lo ha diretto. «Non è stato un colpo di fulmine – prosegue la lettera - ma ho ricominciato a pensare ai nostri momenti, alcuni bellissimi altri tristissimi, ai successi, ai fallimenti, sempre col cuore in sintonia. Poi ti ho rivisto, più bello e maledetto che mai. Lo sapevi che sarei tornata, mi aspettavi. Il tempo passava e il nostro amore cresceva, insieme cambiavamo, eravamo giovani, scrivevamo su una pagina bianca. E io continuavo a studiare, fino a quando ho dovuto dedicarmi solo a te, abbandonando ogni altra attività medica che non ti riguardasse. È stato il momento in cui abbiamo cambiato nome, sede, poi la svolta: tu DEU 2° livello, io direttore. Avrebbe dovuto essere un periodo bellissimo e per un po’ lo è stato. Io e i miei compagni di viaggio continuavamo a mettercela tutta ma tu? È stata dura, abbiamo vissuto momenti di crisi, ci siamo sollevati ma ogni volta sempre meno. E noi a dare sempre tutto. Lo so, non è stata solo colpa tua. Io sono arrivata a pensare che il nostro fosse un amore “tossico”. E allora ho deciso di lasciarti».
Il profluvio di sentimenti della Bellavita è un flusso di coscienza che coniuga fiducia nel futuro prossimo di una struttura che è il tallone d’Achille della sanità italiana e serenità per aver dato il massimo, nonostante le carenze strutturali. «Sei stato il mio amore più grande e tale resterai ma tu migliora sempre. Continua il percorso che abbiamo intrapreso insieme. So per certo che ce la farai».