La conversione in legge dell’ultimo decreto sull’ex Ilva, firmata venerdì dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, conferma l’impegno prioritario del governo Meloni nel perseguire da un lato il consolidamento (altrimenti a rischio) delle attività di un sito industriale strategico per l’interesse nazionale e dall’altro la tutela dell’occupazione insieme al diritto alla salute di lavoratori e cittadini. In un contesto internazionale di forti fibrillazioni geopolitiche, con riflessi sui temi dell’energia e dell’industria, le politiche per l’acciaio nazionale sono un punto fermo dell’esecutivo, determinato ad offrire alle aziende nazionali materiale da trasformare con il genio italiano e autonomia da fornitori stranieri (spesso legati a possibili instabilità).
La complessità del dossier dell’acciaieria ionica è ben nota all’esecutivo, ma - spiegano fonti di Palazzo Chigi - il futuro produttivo dell’impianto procederà insieme al monitoraggio del percorso di ambientalizzazione della fabbrica prossimo al completamento, è già al 95%, in osservanza delle rigide prescrizioni ambientali.
Questa visione - raccontano ancora dai palazzi del governo - ha mosso la redazione prima e la conversione poi del decreto che presenta una serie di elementi concreti di intervento, che hanno - spiegano ancora le stesse fonti riservate - l’obiettivo di dare forza all’industria nazionale, non di «immaginare a Taranto un parco giochi», magari alimentato dalle utopie della decrescita felice.
Il primo e più rilevante è l’iniezione di liquidità nelle casse di Acciaierie d’Italia: queste risorse, 680 milioni di euro, permetteranno di proseguire la produzione (colmando le extraspese legate agli aumenti dei costi energetici) e di soddisfare i crediti reclamati dalle imprese dell’indotto, settore nel quale sono impegnati migliaia di lavoratori, al pari della fabbrica.
Il provvedimento stabilisce anche che se il giudice rigetta l’istanza di dissequestro di stabilimenti qualificati di interesse strategico nazionale l’appello viene deciso dal tribunale del riesame di Roma, proprio per garantire una omogenea valutazione.
Lo scudo per gli amministratori è condizionato alla prosecuzione del piano di bonifiche, monitorato dal governo secondo la road map prevista. L’articolo 6, che riprende alla lettera il contenuto del decreto legge del 2012 del governo Monti, sul tema ribadisce un perimetro preciso per i commissari: “Il giudice autorizza la prosecuzione dell’attività se, nell’ambito della procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale, sono state adottate misure con le quali si è ritenuto realizzabile il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente e degli altri eventuali beni giuridici lesi dagli illeciti commessi”.
Prosecuzione dell’attività industriali, intensificazione delle bonifiche e ambientalizzazione dello stabilimento (considerato di interesse strategico nazionale) secondo gli standard più avanzati sono tutte dinamiche connesse per il governo Meloni, come indicato nell’art.7, in continuità con quanto previsto dal dl del governo Monti. L’articolo, infatti, postula la non punibilità per chi "agisca al fine di dare esecuzione ad un provvedimento che autorizza la prosecuzione dell’attività di uno stabilimento industriale o parte di esso dichiarato di interesse strategico nazionale” “per i fatti che derivano dal rispetto delle prescrizioni dettate dal provvedimento dirette a tutelare i beni giuridici protetti dalle norme incriminatrici, se ha agito in conformità alle medesime prescrizioni”. Non vi è quindi alcuna impunità per chi viola le norme a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
E il decreto consente - secondo la maggioranza di governo - ai manager, se le norme ambientali sono rispettate, quindi di non incorrere in norme penali. Di fatto è anche una polizza sulla inevitabile - in futuro - remissione dell’azienda sul mercato: solo con un quadro chiaro (per chi dovrà assumersi responsabilità) sarà possibile attirare e coinvolgere nuovi eventuali investimenti e dare un orizzonte di sviluppo a Taranto.