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Taranto, ospedale San Cataldo: quei ritardi si ripercuotono sul sistema sanità

 
Maristella Massari

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Maristella Massari

Taranto, ospedale San Cataldo: quei ritardi si ripercuotono sul sistema sanità

Parla il consigliere regionale Perrini (FdI): «Lontano il taglio del nastro»

Lunedì 16 Gennaio 2023, 13:22

TARANTO - Due legislature, decine di interrogazioni presentate all’assessore alla Sanità, al presidente della Giunta regionale, al presidente della Regione Puglia, centinaia tra audizioni svolte in Consiglio e sopralluoghi in cantiere per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. La doccia gelata sul costruendo ospedale San Cataldo, il cui via libera alla proposta di realizzazione risale addirittura al 2012, arriva qualche giorno fa, il 12 gennaio del 2023, quando i vertici della Asl di Taranto certificano i ritardi sull’esecuzione delle opere secondarie (impianti e diagnostica) e l’ovvio slittamento della consegna. Oggi i consiglieri regionali impegnati nelle Commissioni Bilancio e Sanità torneranno ad incontrasi per la verifica periodica sullo stato di attivazione della programmazione finanziaria per l’edilizia ospedaliera e quella sull’andamento della spesa. Su richiesta dei consiglieri tarantini Enzo Di Gregorio (Pd) e Renato Perrini (FdI), oltre all’Assessore alla Sanità Rocco Palese, ci sarà anche il suo collega al Bilancio Raffaele Piemontese.

Il consigliere regionale Perrini, già da mesi denuncia i ritardi sui lavori e sulla pianificazione delle successive attività del San Cataldo.

Perrini, cerchiamo di mettere ordine nella vicenda. I fatti come stanno? Il ritardo è incolmabile?

«Qui parlano i numeri, non sono semplici supposizioni le mie. Già nel 2015 durante un incontro a Palazzo di città espressi le mie perplessità in merito ai tempi di realizzazione del San Cataldo, dubbi che, allo stato attuale, non sono stati ancora sciolti».

Possiamo avere qualcuno di questi numeri a cui fa riferimento?

«Si comincia a parlare di finanziamento per la costruzione già ad agosto 2012 quando furono stanziati 140 milioni di euro; successivamente arrivò una Delibera della Giunta Regionale del 2014, che destinava ulteriori 67 milioni di euro. L’ospedale per entrare in funzione richiederà poi ancora 35 milioni di euro in dotazioni tecnologiche ed apparecchiature biomediche. Tuttavia al momento è difficile stabilire quanto tempo ci vorrà per vedere realizzata l’opera, e nel frattempo i malati di Taranto subiscono tagli indiscriminati dalla sanità jonica, vedendo depotenziati reparti e ospedali, in particolare il San Giuseppe Moscati, una struttura che sulla carta doveva diventare Polo Oncologico, ma che, in pratica, ha visto solamente la mutilazione del Pronto Soccorso».

Fondi che, fatti i conti della “serva”, lei ritiene che non sarebbero sufficienti?

«All’epoca erano tutti ottimisti perché pensavano che entro la fine di quella legislatura il presidente-assessore Michele Emiliano avrebbe tagliato il nastro. Dall’inizio, in un’ottica collaborativa e in qualità di imprenditore edile, avevo denunciato che ci sarebbero voluti almeno 10 anni per vederlo realizzato e che i 161 milioni di euro erano del tutto insufficienti per una struttura simile».

Che rischi intravedeva e intravede nei ritardi?

«Uno molto serio per i cittadini. L’intero piano di riordino ospedaliero a Taranto è stato modulato dando per scontata la realizzazione del nuovo e grande ospedale, quindi il declassamento di Massafra e Grottaglie erano giustificati dal fatto che la presenza di una mega struttura sanitaria non avrebbe fatto sentire alla popolazione i disagi e i disservizi prevedibili. Ma il ritardo penalizza l’intera provincia: basti pensare che c’è solo un Pronto soccorso e che la costruzione del San Cataldo sta depauperando tutte le altre strutture sanitarie del territorio con la promessa “quando sarà pronto il San Cataldo”... Già allora come Fratelli d’Italia dichiarammo che l’ospedale non sarebbe stato in grado di ospitare il primo paziente prima del 2026, perché mancavano i progetti esecutivi, ma soprattutto 105 milioni di euro per impianti e diagnostica».

Secondo lei quanti soldi servono ora per portare a compimento l’opera?

«È stato evidente fin dall’inizio che per quel tipo di struttura sanitaria servissero circa 250 milioni di euro. Aver bandito la prima gara (per 130 milioni) senza avere nel “cassetto” il resto (105 milioni) non è un errore. È un danno enorme, perché sottolineavo il rischio del fermo dei lavori. È un’opera che nasce monca senza una programmazione e crea disagi a cominciare dal Santissima Annunziata che oggi risente proprio dell’attesa del nuovo ospedale, come se questo dovesse essere operativo da un giorno all’altro».

Ma poi quella cifra (105 milioni) per gli impianti e la diagnostica è stata stanziata?

«A maggio 2022 l’assessore Palese confermò lo stanziamento di 105 milioni di euro per l’acquisto di arredi ed apparecchiature elettromedicali con i Fondi di Transizione 2021/27. Lo rese noto il vicepresidente di maggioranza della Commissione sanità Enzo di Gregorio, che partecipò ai lavori della I Commissione. Inoltre dal dg dell’Asl Colacicco arrivò la conferma che l’Asl stava già predisponendo le schede tecniche del bando. Come gruppo di Fratelli d’Italia proponemmo al governo regionale di autorizzare la Asl di Taranto a fare anticipazioni e quindi bandire la seconda gara. Inoltre, se la Asl non fosse stata in grado finanziariamente, la giunta avrebbe potuto anticipare i 105 milioni dal bilancio autonomo. Pertanto in qualità di Vicepresidente della Commissione Sanità in Commissione presi atto della buona notizia, ma feci notare che era anche l’ennesimo tentativo di gettare fumo negli occhi dei cittadini del capoluogo ionico. Bastava fare due calcoli sulle tempistiche di realizzazione della struttura: bisognerà fare le gare, appaltare, quindi andrà via altro tempo, mentre sarebbe stato più normale che fossero stati previsti dall’inizio e non in corso d’opera questi imprevisti che si stanno frapponendo tra la compiuta realizzazione della struttura in cemento (avvenuta nel pieno rispetto dei tempi di consegna) e l’ultimazione del secondo appalto».

E arriviamo al nodi della questione e a tempi più recenti. Oggi a che punto siamo?

«Il 9 Gennaio 2023 durante le audizioni in I commissione Bilancio del Consiglio regionale dove è stato ascoltato il Rup (responsabile unico del procedimento) del cantiere è stato chiarito che i lavori sono arrivati a circa l’81%, i bandi per le attrezzature sono stati fatti e alcuni sono anche in via di definizione entro fine mese ma, ha spiegato il Rup, non sono ancora arrivati i 105 milioni necessari, quindi le gare non potranno essere assegnate se non saranno disponibili materialmente i fondi. I soldi, infatti, servono per aggiudicare le gare degli arredi e delle attrezzature, da mesi la I Commissione ha lanciato l’allarme sulla necessità di reperire al più presto le risorse».

Quindi il 2023 non sarà l’anno del San Cataldo di Taranto?

«Il 31 luglio prossimo passerà senza che nessun nastro sarà tagliato e senza che nessun paziente potrà essere ricoverato. È un’amara verità che ho denunciato fin dall’inizio, quando cinque anni fa misi sull'avviso tutti che i finanziamenti stanziati, 150 milioni di euro, servivano solo per costruire l’ospedale, ma non per riempirlo di macchinari diagnostici e arredi, per i quali servono altri 105 milioni euro. A settembre l’assessorato e il dipartimento alla Salute annunciavano trionfalmente di aver trovato le risorse con i fondi dell’articolo 20 della legge 67/88, per il cui perfezionamento, però, serviva un accordo di programma fra Regione e Governo. Accordo del quale ad oggi non c’è traccia, ma nel frattempo la Regione ha autorizzato la Asl di Taranto a indire le gare, la Asl lo ha fatto per 42 milioni, ma chiaramente non può aggiudicarle, perché materialmente i soldi non ci sono. Dopo numerose sollecitazioni nei confronti dell’assessorato regionale alla salute fu trovata una prima soluzione, nella speranza di poter allineare i tempi tra l’aggiudicazione delle stesse e l’approvazione del finanziamento da parte del Ministero della salute. Tale allineamento non si è verificato, per cui non è più possibile nemmeno preventivare la data di ultimazione dei lavori, considerato che almeno il 15% delle opere murarie e impiantistiche da realizzare interferisce con le caratteristiche tecniche delle attrezzature in via d’acquisizione. Porterò questo tema in Commissione Bilancio e programmazione, e in Commissione Sanità proponendo in forma propositiva e costruttiva soluzioni adeguate che permettano ai tarantini di non subire sulla propria pelle il peso dei disservizi evitando al contempo l’elevata mobilità passiva».

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