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Taranto, le mani degli ex «Sacra Corona Unita» sulle riprese del film prodotto da Fandango

Taranto, le mani degli ex «Sacra Corona Unita» sulle riprese del film prodotto da Fandango

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

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Il produttore di Rubini chiarisce: non sapevamo della loro presenza sul set

Venerdì 05 Giugno 2020, 11:19

TARANTO - Compariranno oggi in videoconferenza dinanzi al gip Edoardo D’Ambrosio i sette tarantini finiti in carcere l’altra mattina nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza denominata «Tabula Rasa». I militari delle Fiamme Gialle ritengono di aver sgominato un sodalizio criminale di stampo mafioso, operante nella provincia jonica, dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, al contrabbando di tabacchi. Le indagini hanno accertato che i due fratelli Tonino e Aldo Sambito, già appartenenti allo storico sodalizio criminale di stampo mafioso «Sacra Corona Unita», hanno proseguito negli ultimi anni l’attività criminale nell’area tarantina unitamente ad altri sodali.

Tra i capi di imputazione, c’è l’imposizione alla casa cinematografica Fandango - che aveva realizzato le riprese del film «Il Grande Spirito» di Sergio Rubini per alcune settimane a Taranto - la guardiania a cura dei propri sodali dei mezzi e delle attrezzature utilizzate.

La Fandango in una nota precisa di aver «operato come sempre nel pieno rispetto della normativa e delle procedure, in assoluta buona fede e ottemperando alle indicazioni delle autorità locali, senza in alcun modo prevaricare diritti di terzi e/o corrispondere a chicchessia illecite dazioni di denaro o altre utilità, né tantomeno cercare o sollecitare contatti con esponenti della criminalità organizzata locale». La società di Domenico Procacci fa sapere, inoltre, che «dalle prime verifiche interne è emerso che, tra le centinaia di persone ingaggiate sul set, due di queste risultano tra coloro che sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione citata. Dei rapporti tra queste persone e il clan Sambito apprendiamo solo ora dalle notizie di stampa. Restiamo a disposizione della autorità giudiziaria per qualunque approfondimento ritenesser necessario».

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