TARANTO - ArcelorMittal ha comunicato alle organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl e a Confindustria Taranto di essere «costretta suo malgrado» a ricorrere alla cassa integrazione ordinaria con la causale Covid-19 per 8.173 addetti dello stabilimento siderurgico di Taranto (5.626 operai, 1.677 impiegati e 870 equivalenti), cioè per l’intera forza-lavoro, a partire dal 30 marzo e per 9 settimane. L’impiego giornaliero dei lavoratori sarà valutato secondo le esigenze.
Ieri il prefetto di Taranto Demetrio Martino ha firmato un decreto che dispone la sospensione dell’attività produttiva ai fini commerciali fino al 3 aprile, ma consente l’impiego di 3500 lavoratori diretti e 2000 dell’appalto nelle 24 ore.
La Cigo per Covid-19 potrà interessare un numero massimo di 3.262 lavoratori nell’area a caldo, 1.561 nell’area a freddo e 3350 nei servizi. Gli operai coinvolti sono 5.626, gli impiegati 1.677 e gli equivalenti 870. Si procederà alla consultazione con i sindacati dal lunedì 30 marzo alle ore 10.30 e nei tre giorni successivi, ma l’azienda spiega che «trattandosi di un evento oggettivamente non evitabile che rende indifferibile la riduzione dell’attività lavorativa, in applicazione di quanto previsto dal Decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18» si andrà avanti con la procedura.
Alla luce delle «disposizioni normative in atto sulla necessità del distanziamento sociale e nel rispetto delle recenti misure restrittive per la mobilità delle persone», la società auspica che «la fase di confronto» con le organizzazioni sindacali «venga effettuata con modalità telematica».
MITTAL RICORRE CONTRO ORDINANZA EMISSIONI - ArcelorMittal ha presentato ricorso al Tar di Puglia contro l’ordinanza del 27 febbraio scorso del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che impone alla stessa multinazionale e all’Ilva in As di individuare e risolvere entro 30 giorni (termine che scade domani) le cause delle emissioni derivanti dalla produzione dello stabilimento siderurgico. Ordinanza che prevede, in difetto di adempimento, di procedere nei successivi 30 giorni alla fermata dell’area a caldo. L’impugnativa di 38 pagine per «la declaratoria di nullità nonchè l’annullamento, previa sospensione in via cautelare» dell’ordinanza sindacale contingibile e urgente è stata presentata dall’azienda tramite gli avvocati Francesco Gianni, Antonio Lirosi, Elisabetta Gardini e Valeria Pellegrino. Il ricorso è contro il sindaco di Taranto, il Comune di Taranto, l'Arpa Puglia, e il Dipartimento provinciale Arpa di Taranto e nei confronti del Ministero dell’Ambiente, della Prefettura di Taranto e dell’Ispra.
IL SINDACO: «TIRIAMO DRITTO» - «Hanno aspettato l’ultimo giorno utile o perchè non sapevano come altro fare per arrampicarsi sugli specchi o forse pensavano che ci saremo distratti per il Coronavirus. Sono 38 pagine di accademia e non una sola risposta alla salute dei tarantini». Così il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci commenta, attraverso un video messaggio diffuso su Youtube, il ricorso al Tar di Lecce presentato da ArcelorMittal contro l’ordinanza del 27 febbraio scorso firmata dal primo cittadino che impone alla stessa multinazionale e all’Ilva in As di individuare e risolvere entro 30 giorni (termine che scade domani) le cause delle emissioni derivanti dalla produzione dello stabilimento siderurgico.
«Voi - attacca Melucci rivolgendosi all’azienda - dovete venire qui a guardare negli occhi il sindaco, i cittadini, dovete dire quanto è importante per voi la salute dei tarantini e il futuro di questa città. Non sarà l’ennesimo ricorso che vi darà tregua, non avrete tregua, noi andremo avanti». Domani, conclude il sindaco, «è l’ultimo giorno della prima fase della nostra ordinanza. Tiriamo dritto, questo ricorso per noi è come se non esistesse e vedremo come andrà a finire».