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L'incontro a Roma
Redazione online
04 Dicembre 2019
ROMA - Sciopero dei lavoratori ex Ilva e manifestazione nazionale a Roma il 10 dicembre. Lo hanno deciso i sindacati al termine del tavolo su ArcelorMittal al Mise, respingendo il nuovo piano industriale presentato dall’azienda con 4.700 esuberi al 2023. Nel nuovo piano industriale, l'organico passerebbe dai 10.789 occupati del 2019 ai 6.098 del 2023. I livelli occupazionali in Arcelor Mittal si ridurranno di 2891 unità già nel 2020; a questi nel 2023 se ne aggiungeranno altri circa 1.800, per un totale di 4.700. I circa 1.800 esuberi previsti a fine piano, cioè nel 2023, sono gli addetti attualmente in carico all’amministrazione straordinaria e che, in base all’accordo del 6 settembre 2018, a fine piano dovevano essere riassorbiti da ArcelorMittal Italy. Inoltre, nel nuovo Piano, sarebbe previsto un aumento dei volumi di produzione dagli attuali 4,5 milioni di tonnellate di acciaio ai 6 milioni dal 2021.
Il tavolo è stato sospeso dopo la presentazione del nuovo piano industriale da parte di Arcelor Mittal per consentire ai sindacati di valutarlo. Nella riunione tecnica pre-incontro il governo aveva già avanzato delle richieste di modifica. «L'azienda ha avuto quest’anno uscite di cassa di un miliardo di euro» avrebbe affermato l’ad di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli. Poi la decisione di fermare l'attività: per i sindacati resta valido l’accordo del 6 settembre 2018. «Per queste ragioni - prosegue la nota - le segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm proclamano per martedì 10 dicembre 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti di ArcelorMittal e nell’indotto con manifestazione a Roma che confluirà nell’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil già programmata a piazza Santi Apostoli.
PATUANELLI: ORA NOSTRO PIANO, 8 MLN DI TONNELLATE - «La strada è stretta e in salita. L'obiettivo sta nel garantire la continuità produttiva. E' necessario un confronto costruttivo onesto che sia sviluppato nel tempo, parallelamente alle previsioni sul piano industriale ed a tutto quello che stiamo cercando di fare». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli che parla di un lievi passo indietro dell'azienda.
«Tra venerdì e lunedì il governo presenterà un suo piano industriale che farà diventare Ilva un esempio di impianto industriale siderurgico, con uso di tecnologie sostenibili, con forni elettrici e altri impianti ecosostenibili per arrivare a una produzione di 8 milioni per tutelare livelli occupazionali». Così Patuanelli, secondo quanto riferiscono fonti sindacali.
«Noi vogliamo far diventare lo stabilimento Ilva all’avanguardia nella produzione siderurgia europea. Su questo - ha aggiunto il ministro - lo Stato, il governo, è disponibile a investire, ad essere presente, a partecipare e accompagnare l'azienda a questo percorso di transizione. Su queste basi siamo disponibili e ci sembrava che ci fosse una disponibilità dell’azienda che oggi non ho trovato nel piano illustrato».
«In una fase di trattativa - ha aggiunto - ci sta un momento di particolare criticità, spero che oggi rappresenti l'elemento di maggiore criticità e si voglia risolvere definitivamente il problema dello stabilimento».
Secondo il piano industriale originario presentato da ArcelorMittal ai commissari straordinari per vincere la gara per l’acquisizione dell’Ilva, la produzione di acciaio doveva raggiungere i 6 milioni di tonnellate nel 2020, mentre a fine piano 2023 si dovevano superare gli 8 milioni di tonnellate prodotti dagli altiforni. La produzione poteva poi aumentare a 10 milioni di tonnellate usando forni elettrici.
SALVINI: CONTE BUGIARDO IN GITA MENTRE ILVA AFFONDA - «Ilva, Alitalia, giustizia, autonomia, tasse su plastica e zucchero, Mes: ogni dossier si conclude con un fallimento firmato da un governo incapace. Mentre Conte bugiardo va in gita a Londra, in Italia altri 4700 operai dell’Ilva rischiano il licenziamento. Per il bene dei cittadini italiani mi auguro che questo governo tolga il disturbo il prima possibile» così il leader della Lega Matteo Salvini.
«Catastrofe purtroppo annunciata. Ma è una disfatta nazionale, non solo tarantina, che se non affrontata correttamente e subito segnerà il declino di tutto il Paese. Specie per l’incapacità di affrontare le sfide della modernità e sostenere le aspirazioni e i bisogni delle comunità locali, ad oggi inascoltate». Lo afferma il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, commentando la richiesta di esuberi da parte di ArcelorMittal alla ripresa delle trattativa con il governo, respinta dai sindacati.
«Il Governo - aggiunge - ora metta da parte equilibrismi e paure, ci dica come e se intende tenere aperta quella fabbrica, come assicurerà reddito a migliaia di cittadini italiani e bonifiche miliardarie ad una città che ha sacrificato tutto per il benessere e il prestigio dell’Italia».
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