BARI - «Due squadre in gran forma, una sfida incerta, ma il Bari deve provarci: in ballo c’è un sogno realizzabile». Giuseppe «Bepi» Pillon legge il match tra i biancorossi e l’Ascoli che si sfideranno domani alle 15 in terra marchigiana. Formazioni a cui il tecnico di Preganziol è particolarmente legato: con i bianconeri ha ottenuto una promozione dalla C alla B nel 2002 ed una brillante salvezza in cadetteria nella stagione successiva. In biancorosso approdò nel novembre 2003 subentrando a Marco Tardelli, ma non riuscì ad evitare la retrocessione in serie C decretata con il fatale playout di Venezia, ma poi scongiurata dal ripescaggio. All’Ascoli tornò nel 2009 centrando una nuova permanenza in B.
«Nelle Marche sono stato davvero bene: a tutti gli effetti, è stata la piazza che mi ha rivelato ad alti livelli», ricorda l’allenatore veneto. «Sul Bari tante volte ho rimarcato il debito di riconoscenza che non sono mai riuscito a saldare. La città mi ha sostenuto sempre in un torneo complicatissimo: il dolore di non aver centrato la permanenza sul campo rappresenta una delle maggiori delusioni della mia carriera. Da allora non ho mai perso di vista i Galletti, augurandomi che una piazza così calorosa possa raggiungere e stabilizzarsi in serie A una volta per tutte».
Ritiene che sia un traguardo perseguibile già in questo torneo?
«Proprio in occasione della gara di andata affermai che fosse prematuro pensare ad un Bari a pieno titolo in lotta per la promozione, ma allo stesso tempo dissi che i biancorossi sarebbero rimasti stabilmente tra le protagoniste del torneo. Ebbene, il campo ha sciolto i dubbi residui: i ragazzi di Michele Mignani sono ad un punto dal secondo posto a undici turni dal termine della regular season. Ora provarci è doveroso. Aggiungo un particolare: Di Cesare e compagni per quanto hanno espresso sono la più seria candidata ad insidiare il Genoa che per organico è un’autentica fuoriserie».
Cosa l’ha colpita in particolare dei Galletti?
«L’organizzazione, la lucidità nel leggere i momenti della gara che permette di alternare i frangenti in cui attaccare con convinzione a quelli in cui si deve resistere. Sulla carta, l’organico del Bari non è superiore a quello di altre compagini, ma non vedo in altre compagini lo spirito combattivo del gruppo pugliese. Vanno riconosciuti ampi meriti a Mignani: ha conferito identità, equilibrio e motivazioni alla squadra».
Come inquadra il match del «Rozzi»?
«Se il match non dovesse sbloccarsi subito, potrebbe venir fuori una gara molto tattica, fisica e ricca di duelli a centrocampo. Si tratta di due formazioni che in questo frangente sono molto accorte. Il Bari non subisce gol da tre gare, l’Ascoli addirittura da quattro e con Breda in panchina non soltanto ha accelerato notevolmente in classifica, ma ha scoperto una solidità difficile da scardinare. Eppure, io spero che prevalga lo spirito propositivo: in fondo, i marchigiani hanno un buon margine sulla zona playout e si stanno costruendo le credenziali per ambire concretamente ai playoff. Sui biancorossi ribadisco che si sta profilando un’occasione unica per puntare al massimo: perciò, occorre tentare di vincere sempre».
Il confronto a distanza tra due “evergreen” come Antenucci e Dionisi?
«Ho allenato Mirco proprio all’Ascoli nell’anno che segnò 24 gol, il suo massimo in carriera in una sola stagione. Dionisi, invece, è stato con me a Livorno. Sono attaccanti eccezionali: dotati sul piano tecnico, con uno spiccato fiuto per la rete, ma soprattutto con una passione incrollabile che li tiene ancora sulla breccia malgrado l’età non più verdissima. Magari non saranno più titolari inamovibili, ma uomini con il loro temperamento non si accontenteranno mai di recitare da attori non protagonisti. E chissà che il match non sia deciso proprio da un loro colpo. Anche se tra gli uomini potenzialmente decisivi un posto d’obbligo va sempre dato a Cheddira: la punta marocchina è imprendibile negli spazi, ma lavora tanto anche per la squadra. Tenersi un calciatore che esploso così non è semplice, ma sarebbe bello se il Bari costruisse su di lui un futuro radioso».