Dal 19 al 29 ottobre 2025 Bari ospiterà il Nazra Palestine Short Film Festival, tappa pugliese di un viaggio che attraversa 40 città italiane. Sei giornate di proiezioni, incontri, dibattiti, arte e cucina, per trasformare la città in un laboratorio diffuso di memoria, cultura e solidarietà. Il festival – indipendente, itinerante e collettivo – nasce per dare voce alle storie della Palestina, raccontate da chi le vive, e per farsi cassa di risonanza di un patrimonio umano e culturale che continua a resistere da 77 anni all’occupazione e alla violenza.
Si inizia domenica 19 ottobre alle 11.00 con l’inaugurazione del festival, che si terrà tra il Giardino Mimmo Bucci (via Don Bosco 22) e Lo Stabile (via Generale De Bernardis 21): in programma la presentazione del programma e delle realtà organizzatrici, una degustazione di cucina palestinese e un banchetto di libri curato dall’associazione culturale Spine. In chiusura, l’anteprima della selezione ufficiale del Nazra 2025 offrirà un primo sguardo sui film protagonisti di questa edizione.
Il festival prosegue lunedì 20 ottobre, alle 20.30, all’Officina degli Esordi (via Francesco Crispi 5), con la prima proiezione della selezione ufficiale del Nazra 2025. Le proiezioni proseguiranno fino al 29 ottobre, nel mezzo non mancheranno momenti di incontro e riflessione. Tra questi c'è l’appuntamento alla Spine Bookstore del 23 ottobre, alle 18.30, con “Oltre il Segno: Naji al-Ali”, un incontro dedicato al volume "Filastin. L’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji al-Ali" (Eris, 2013). Parteciperà Silvia Moresi, co-fondatrice della rivista Arabpop, traduttrice e docente di lingua e cultura araba. La serata si concluderà con un omaggio dal vivo a Handala, curato dalle e dagli studenti del progetto Oltre il Segno.
L’edizione 2025 di Nazra è dedicata a Gaza, alle sue vittime e a chi continua a soffrire sotto i bombardamenti. Il manifesto di quest’anno rende omaggio a Hind Rajab, la bambina di cinque anni uccisa dall’esercito israeliano il 29 gennaio 2024 insieme alla sua famiglia e ai paramedici che tentarono di salvarla. La sua figura diventa simbolo della brutalità e dell’impunità, ma anche del bisogno di giustizia, racconto e memoria.