«Ho appreso con orgoglio che Vieni avanti cretino viene proiettato con successo in Croazia come terapia per stimolare i muscoli facciali in grandi centri di cura per anziani con malattie neurologiche come l’Alzheimer e il Parkinson. Non comprendono una parola ma la mimica comica è capace di agire meglio di un farmaco».
Parole che meglio di tante altre raccontano la sensibilità di Lino Banfi, al secolo Pasquale Zagaria da Andria, che alle ore 21 di stasera in Piazza Nicola e Costa aprirà l’edizione 2024 di «Festivarts». Chiacchiererà con Domi Ciliberti, sindaco di Castellana Grotte e ideatore del format a partecipazione libera e gratuita che vedrà protagonisti anche l’attore Salvatore Esposito (martedì 16 luglio) e il regista Matteo Garrone (giovedì 18 quando era annunciata Serena Dandini).
L’appuntamento anticiperà di una settimana il suo 88esimo compleanno che ricade l’11 luglio, data iconica per il calcio italiano (lla vittoria del Mundial ’82).
A questa Nazionale è mancata l’allegria del talismano «Porca Puttena» del 2021 o un Aristoteles?
«Per piacere non parliamo di calcio... di certo è stato un genio l’ideatore del video virale in cui la spiegazione del “5-5-5” di Oronzo Canà viene accostata ad alcune incomprensibili dichiarazioni di mister Spalletti che evidentemente non ha capito un chezzo...»
La serata sarà l’occasione per ripercorrere una lunga e articolata carriera...
«Spesso si pensa al comico come ad una persona che debba far ridere sin dal suo risveglio e questa è un po’ una condanna. Emblematico l’aneddoto dell’estate 1985: nel giorno in cui scomparve mio padre ero a Trani per un attesissimo spettacolo a “La Lampara”, elegante locale sul mare equivalente della versiliana “La Bussola”. Senza dir nulla rispettai l’impegno consapevole che la mia professione era riuscita a cambiare la considerazione della mia famiglia. Per una vita mio padre si era scappellato nei confronti dei tanti “don” del territorio e qualche tempo prima, mentre era in prima fila per un mio spettacolo al Teatro Petruzzelli, avevo assistito a scene di riverenza di diverse personalità nei suoi confronti».
Lino Banfi non ha mai dimenticato le sue umili origini.
«La nostra era una famiglia di agricoltori. Per coltivare i semi di porro e cipolla, sfruttati per le loro proprietà terapeutiche in un’industria farmaceutica francese di alcuni nostri parenti, era necessario utilizzare terreni in discesa capaci di sfruttare le acque piovane, impossibili da trovare nella nostra Andria. Avevo tre anni quando fummo costretti a spostarci a Canosa, “un’emigrazione” come scherzosamente la chiamava mio padre che era il vero comico di famiglia. Da allora ho cominciato ad essere bilingue parlando a casa il canosino e per strada l’andriese».
Poi sono arrivate le grandi soddisfazioni di una carriera lunghissima...
«Tutto è arrivato dopo e con grandi difficoltà anche perché noi pugliesi facciamo fatica a riconoscere le qualità dei nostri conterranei. Penso alla diffidenza per la laurea honoris causa in scienze della comunicazione o al fatto che finalmente il 15 luglio festeggerò i 75 anni di carriera per la prima volta nella mia Canosa. Se la comicità dei siciliani è stata una passeggiata dopo Pirandello o quella dei napoletani dopo Totò, mi inorgoglisce il fatto che Checco Zalone, che stimo molto, affermi che sia stato io ad aprire questa strada».