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«Bari e la Puglia sono le radici», Micaela Ramazzotti debutta come regista

 
Maridì Vicedomini

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Maridì Vicedomini

«Bari e la Puglia sono le radici», Micaela Ramazzotti debutta come regista

Nell’ambito del Prix Italia presentato al Kursaal di Bari il film «Felicità». L’opera analizza la famiglia e il disagio dei giovani in un contesto difficile

Venerdì 06 Ottobre 2023, 12:03

Grande successo di pubblico per Felicità l’ opera prima di Micaela Ramazzotti alla regia, proiettata al teatro Kursaal di Bari, in occasione del Prix Italia 2023 della Rai.

Micaela, dopo il meritato riconoscimento a Venezia, ampi consensi per il suo film anche in Puglia.

«Sì e sono molto fiera di ciò. Io sono di papà romano e di madre barese; pertanto è stata per me una particolare emozione ritornare nella mia terra d’origine, come regista e protagonista del mio nuovo film che mi ha dato già grandi soddisfazioni. Sono stata felice che il mio lavoro sia stato presentato al teatro Kursaal che non avevo mai visitato; sono stata invece più volte al Petruzzelli, il palcoscenico di Monica Vitti e Alberto Sordi nel film Polvere di stelle. Bari è una città che mi sta nel cuore, che ho vissuto da bambina quando d’estate venivamo a trascorrere le vacanze dalla nonna; ricordo le passeggiate sul lungomare, i gelati, i piatti tipici come le orecchiette con le cime di rapa, il riso cozze e patate e soprattutto l’amore infinito della mia cara nonna».

In quali tratti caratteriali si riconosce nella gente di Puglia?

«Sono molto determinata, testarda e al tempo stesso generosa».

Micaela lei è un’ attrice di successo; cosa l’ha spinta a misurarsi con la macchina da presa?

«Avevo un’urgenza, una necessità interiore; volevo raccontare sullo schermo una storia, un percorso di emancipazione di due fratelli provenienti da una famiglia disturbata, con serie problematiche e per certi versi anche pericolosa, guidato dallo sguardo vigile ed attento ma al tempo stesso amorevole della sorella maggiore, Desiree».

Il suo è un film incentrato sulla famiglia?

«Sì, da sempre mi appassionano le relazioni umane, soprattutto quelle che si sviluppano all’interno della famiglia: sono convinta che l’equilibrio interiore di ciascuno dipende in primis dal contesto privato in cui si vive, dalla nascita all’età adulta. Spesso ci troviamo di fronte a ragazzi deboli, fragili, che non hanno obiettivi precisi, che non sono “naturalmente” gioiosi, che vivono l’adolescenza con sofferenza cercando rifugio e sollievo in cose sbagliate come la droga e l’alcol; tutto ciò dipende, anzitutto, dai comportamenti errati dei genitori. Il mio vuol essere anche un monito ai giovani di non subire dinamiche familiari sbagliate, ma di analizzarle in modo asettico per poi allontanarsi in tal modo evitando di restarne intrappolati!».

Signora Ramazzotti che cosa rappresenta per lei la famiglia?

«È fondamentale per ognuno di noi; essa rappresenta un porto da dove si parte, ci si allontana ma dove si ritorna con grande affetto, carico di esperienze di vita, ovviamente sempre se i genitori hanno lavorato bene».

Ci parli della sua famiglia.

«Ho un rapporto meraviglioso con i miei genitori, soprattutto con mio fratello».

Micaela lei è madre di due figli è amica o genitrice?

«Mai amica! Sono loro complice nei momenti di goliardia che trascorriamo insieme ma rigorosamente genitrice intesa come educatrice. I figli vanno trattati con amore e delicatezza, ma devono avere la piena percezione che ci sono delle regole che vanno tassativamente rispettate in famiglia e nella società in generale».

«Felicità»; perché ha scelto questo titolo per il suo primo film ?

«È un termine che esprime positività anche se il mio lavoro racconta la storia di due fratelli infelici. Felicità deriva dal termine greco eudaimonìa che vuol dire buona sorte, raggiungimento di un successo attraverso un percorso che fanno i due protagonisti».

La felicità è diversa dalla gioia?

«Certamente! La gioia è un momento, un istante, spesso può essere confusa con l’euforia, la felicità invece è uno status conquistato dall’uomo».

Signora Ramazzotti, qual’era il suo sogno da bambina?

«Volevo diventare un’attrice; avevo appena 13 anni quando ho cominciato a frequentare i set».

«Felicità» è un successo consacrato; continuerà su questa scia?

«Non lo so, probabilmente sì se avrò altre storie da raccontare».

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