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Beppe Convertini: «Io come gli ulivi della mia Puglia, mi piego ma non mi spezzo»

 
Maridi Vicedomini

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Maridi Vicedomini

Beppe Convertini: «Io come gli ulivi della mia Puglia, mi piego ma non mi spezzo»

Da oggi alla conduzione di «Uno Mattina in Famiglia»

Sabato 16 Settembre 2023, 10:00

Nuova mission televisiva per Beppe Convertini, pugliese doc, attore, modello, conduttore radiofonico e televisivo di successo. A partire da oggi Convertini sarà conduttore della nuova stagione di «Uno Mattina in Famiglia» accanto a Monica Setta e Ingrid Muccitelli, il programma di Rai1 in onda ogni sabato dalle 8,30 alle 10,30 e la domenica dalle 6,30 alle 9,30.

Convertini, è pronto per una nuova sfida televisiva?

«Certamente sì! Sono molto contento ed anche emozionato di questa nuova avventura anche perché amo sperimentarmi in nuovi ruoli, questa volta per giunta guidato da un grande maestro della TV di nome Michele Guardì. Ogni weekend darò il buongiorno a tutti gli italiani, conducendo con le mie colleghe un format che racconta la nostra Italia con le sue tradizioni e le sue bellezze artistiche e paesaggistiche. Il programma si articola tra l’intrattenimento e l’informazione, arricchito da rubriche di grande interesse quale ad esempio “Il Bel Canto”, una sorta di rivisitazione originale del melodramma, “Maturandi”, ovvero uno spazio dedicato agli studenti dell’ultimo anno della scuola superiore, “Il Pronto soccorso linguistico”, gestito dal nuovo Presidente dell’Accademia della Crusca, prof. Paolo D’Achille per finire poi a rubriche d’arte, alla “pagina” dedicata alla cronaca rosa condotta da Gianni Ippoliti e a “Canta che ti passa”, un gioco con i telespettatori video collegati.

Convertini, lei nasce come attore e modello; a che deve il suo grande successo come tele-conduttore?

«Non so, probabilmente perché come mi dice spesso la gente comune che mi incontra per strada, trasmetto un senso di familiarità, un calore domestico, dando quasi l’impressione al pubblico televisivo di muovermi tra le loro pareti di casa! Accanto a ciò, credo di essere apprezzato anche perché cerco sempre di trasmettere energia positiva, mettendo in luce gli aspetti meno grigi di ogni situazione, pur drammatica che sia».

Lei ha condotto con successo alcune stagioni di «Linea Verde» e «Azzurro, Storie di mare».

«Sono molto attratto dalla natura e dai viaggi; amo scoprire nuovi paesaggi, nuove tradizioni e costumi; a tal proposito segnalo che l’ultima puntata di “Azzurro, Storie di mare” che andrà in onda domani 17 settembre, riguarda la Puglia, nella fattispecie Taranto e la sua provincia: metteremo a nudo le preziosità artistiche e culturali del territorio ed i costumi, con particolare attenzione verso la preparazione delle prelibatezze culinarie del luogo, quale riso, patate e cozze».

Convertini, quanto si sente pugliese?

«In tutto e per tutto, sono come l’ulivo, l’albero, simbolo della Puglia, che si piega ma che non si spezza mai; ritrovo in me stesso tutte le peculiarità caratteriali della mia gente: sono tenace e deciso, molto radicato nei miei valori, quali l’amore per la mia famiglia, mia mamma in primis, il rispetto per il prossimo, l’educazione, il senso del lavoro, del sacrificio, il saper apprezzare le piccole gioie della vita!».

Le piacerebbe tornare sul set?

«Perché no? L’attore è colui che interpreta la vita degli altri! Aspirerei ad un ruolo di un personaggio in costume che si muove in un’epoca assai lontana dalla nostra, magari mi affascinerebbe poter impersonare il prode D’Artagnan».

Con quale regista le piacerebbe girare?

«Apprezzo molto Matteo Garrone, che con il suo Io Capitano ha conquistato il Leone d’Argento per la regia al Festival di Venezia appena concluso. A tal proposito desidero esternare la mia soddisfazione per la connotazione prettamente italiana di questa edizione di Venezia, con ben sei film di nostra nazionalità in concorso».

Convertini, lei è molto apprezzato anche per la sua grande umanità.

«Questa mia inclinazione caratteriale deriva da molto lontano; avevo appena 17 anni quando il mio papà si ammalò di tumore con metastasi dovunque. Lui visse come malato terminale per sei mesi ed aveva una metastasi sul volto che sanguinava costantemente e che doveva essere medicata continuamente. Noi eravamo una famiglia umile senza grandi possibilità economiche ed ogni sera venivano a medicare e ad accudire papà medici volontari, veri e propri angeli custodi provenienti dall’intera Puglia. Da quel momento capii quanto fosse importante dedicarsi agli altri e quanto fosse necessario sfruttare la propria popolarità per perorare giuste cause umanitarie».

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