ACCADIA - Se pensiamo a «The House of the Rising Sun», nonostante le tante versioni esistenti viene in mente inevitabilmente quella degli inglesi The Animals. Era il 1964 e quella versione, in pieno periodo British invasion in America aperto dai Beatles e da altri gruppi inglesi (The Rolling Stones, The Kinks The Hollies, The Troggs, The Who…), conquistò il mondo raggiungendo il primo posto in classifica in tutto il mondo. Il carismatico Eric Burdon (voce), Alan Price (organo), Hilton Valentine (chitarra), John Steel (batteria) e Chas Chandler (basso), avevano concepito probabilmente il più grande gruppo r&b bianco della prima metà degli Anni ‘60. Il resto degli Animals fa parte della storia. Ancora in mano al loro fondatore, l’82enne batterista John Steel, gli Animals (attualmente denominati Animals & Friends) vantano l’entrata nella Rock and Roll Hall of Fame anche grazie ai milioni di copie vendute proprio di «The House of the Rising Sun», per non dire delle loro versioni rock di cover come «Don’t Let Me Be Misunderstood», «I Put A Spell On You» o «Don’t Bring Me Down». In tour per celebrare i 60anni di attività, abbiamo rivolto alcune domande a John Steel in occasione del loro live di chiusura, lunedì 7 alle 21.30, dell’edizione 2023 dell’Accadia Blues Festival.
Mister Steel, a metà degli Anni ‘60 insieme ad altre band britannichesiete stati protagonisti della «British invasion» soprattutto negli USA. Che ricordo ha di quel «periodo d’oro»?
«Eravamo adolescenti negli Anni ’50, quindi presenti nel momento esatto in cui il rock & roll è entrato nelle nostre vite dall’America. Era “musica primitiva” che usava strumenti fatti in casa e semplici arrangiamenti di tre accordi e si chiamava skiffle music e divenne subito una mania. Con l’arrivo degli strumenti elettrici, alla fine degli Anni ‘50, tutto cambiò. Suonavamo cover americane di artisti come Elvis Presley, Chuck Berry, Little Richard, The Everly Brothers. Un grande evento fu l’uscita, nel 1962, di «Love Me Do» dei Beatles, brano che gli consenti una visibilità televisiva e di prendere d’assalto l’America e aprire le porte a tutti noi. Ecco come nacque The British Invasion».
Come è nato il suo rapporto con Eric Burdon?
«Nel 1956 suonando dixieland, ma presto passammo al blues e all’r&b poi, nel 1963, diventammo The Animals e tentammo la fortuna a Londra. In soli tre mesi firmammo un contratto con il produttore Micky Most, mentre il nostro primo singolo (“Baby let me take you home”, ndc) raggiunse la quindicesima posizione in classifica. La promozione in radio e tv, ci permise di realizzare un lungo tour nel Regno Unito, compreso band di supporto al grande Chuck Berry».
Poi, cosa accadde?
«Nel bel mezzo del tour registrammo “The House Of The Rising Sun”, che raggiunse il primo posto in classifica, compreso quella americana: eravamo arrivati anche noi. Sono stati davvero tempi molto eccitanti per cinque ragazzi della classe operaia di Newcastle».
Veniamo all’oggi. Cosa fa con i suoi Animals & Friends?
«Vado in tour con tre grandi musicisti. Danny Handley è un brillante chitarrista e il miglior cantante con cui ho lavorato dai tempi di Eric Burdon; Barney Williams alle tastiere è un vero suonatore di jazz-boogie, mentre il “nuovo ragazzo” Norm Helm, si è subito adattato al basso completando il gruppo. E non vediamo l’ora di vedervi tutti all’Accadia Blues Festival».