Se Ricky Gervais, comico britannico tra i più noti e controversi, e il presidente Mattarella trovassero un punto di incontro nel linguaggio, sarebbe senz'altro nelle righe di «Tutto scontato – Rivisto e scorretto», monologo di Aurora Leone, attrice e conduttrice dei The Jackal, che mescola racconti personali, cultura pop e satira, e arriva stasera al Teatro Paisiello di Lecce dopo una lunga scia di sold out tra Italia e Europa. Uno spettacolo (start ore 21, biglietti su TicketMaster) che affronta le contraddizioni del presente, le assurdità quotidiane, in maniera pungente quando serve e tenera quando meno te lo aspetti.
Leone, è in giro da tempo con questo spettacolo, cosa porta di nuovo in ogni data?
«Inserisco tanti riferimenti alla città in cui mi esibisco. Su Lecce ho tanto da dire, il Salento è il mio posto nel mondo. Se mi chiedete dove vorrei vivere in pensione, rispondo: "Passando il tempo al Cotriero, sullo Ionio". Nello spettacolo c’è un pezzo che racconto sempre – in tutte le tappe, anche durante il tour europeo – che riguarda un’esperienza accaduta al Sunset, vicino Torre Suda».
Cosa è cambiato nel rapporto con il pubblico dalla prima data a oggi?
«Ho acquisito molta più confidenza. All’inizio ero molto concentrata sul testo, ora che l’ho completamente interiorizzato, mi lascio andare. Ci sono più momenti improvvisati, più “fuori onda”, e soprattutto amo fare domande al pubblico e ascoltarlo. Mi permette di entrare in empatia con le persone che ho davanti. Il pubblico straniero è un po’ come parlare a dei fuorisede, porti loro un pezzo di casa. In Italia invece è variegato, una volta è venuto un signore di 70 anni a dirmi: “Che bello vedere queste nuove generazioni”».
Il rapporto con la scrittura come si è evoluto nel tempo, visto anche l'intreccio con il lavoro dei The Jackal?
«La scrittura fa parte della mia vita da sempre. Forse ora è più matura, anche se non tocca a me autodefinirmi. Mi confronto sempre prima di andare in scena, porto il testo e lo faccio leggere a mio padre: voglio sentire il parere di una generazione diversa, per capire se tutto è comprensibile. Lui ha scritto monologhi nella sua vita, è una predisposizione che nasce in famiglia».
È un momento positivo per la stand-up comedy in Italia?
«Sì, ci sono tante persone che portano spettacoli a teatro, anche figure che non nascono come comici. Siamo in un periodo storico in cui sentiamo il bisogno del contatto umano, e in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra ovunque, parlare alle persone dal vivo resta insostituibile. La conseguenza, però, è che essendoci tanta offerta, devi portare qualcosa di davvero originale.
E sul fronte del politicamente scorretto? Si può ancora fare satira su tutto?
«Credo non esistano argomenti proibiti: esiste il buon gusto e il cattivo gusto. Nel mio spettacolo ci sono riferimenti all’attualità e alla satira, ma cerco sempre di farlo con consapevolezza e coerentemente alla mia personalità. Se iniziassi a “sparare a zero” non sarebbe credibile».
Da giovane donna del Sud, se dovesse fare un bilancio della carriera finora, di cosa è più orgogliosa?
«Ci sto lavorando con il mio psicologo. Di recente ho rivisto, dopo tanto tempo, la mia prima esibizione a Italia’s Got Talent. Mi ero sempre focalizzata sui commenti negativi, invece rivedendola oggi, con distacco, sono stata fiera di me. Posso finalmente dirlo: sono stata brava».
















