BARI - «E gli anni passano e diventi grande, mille ricordi in testa, al posto del tuo sangue mille domande, ti senti come un cane solo e zero speranza». Nella canzone del 2010 intitolata «Senza Cancellare», Gionnyscandal aveva urlato il suo dolore. Aveva 20 anni ed era passato dall’orfanotrofio e poi per la morte dei genitori adottivi e della nonna. Oggi però, oggi che di anni ne ha 31 e che è divenuto cantautore amatissimo da teenager e pre-teen, grazie alla trasmissione Mediaset «Le Iene», Gionnyscandal, ovvero Gionata Ruggieri o meglio ancora Gionata Di Dio, ha potuto riabbracciare madre e padre biologici, ritrovare le proprie radici e scoprire tanto di se stesso, tanto, incluso il fatto di avere sangue pugliese al 100 per cento.
Nel bellissimo, commovente, servizio televisivo firmato da Carlotta Bizzarri - La Gazzetta l’ha visionato in anteprima e pubblichiamo qui in esclusiva tre frame - l’inviata Veronica Ruggeri ripercorre con il suo solito adorabile tatto la storia di Gionata Ruggieri, in arte Gionnyscandal.
Le foto di lui bimbo, frangetta e nasino a patatina, compaiono in primo piano mentre l’artista ricorda di come avesse scoperto di essere stato «abbandonato sulle scale di un orfanotrofio di Pisticci», nel Materano, e di come l’avesse adottato una coppia lombarda, i Ruggieri. Lui, un omone alto 1,90, morì quando aveva 5 anni. La mamma Antonella quando ne aveva 10. Gionata si ancora quindi nell’abbraccio della nonna, veneta, ma intanto diventa ribelle, ingestibile a scuola. Quando muore anche lei il mondo gli piomba addosso. Gli esplodono dentro domande contundenti come «perché sono venuto al mondo?», «perché mi hanno abbandonato tutti?».
Intanto, per fortuna, nella diga della rabbia e delle emozioni che avrebbero potuto farlo deragliare, il ragazzo apre una breccia creativa. Gionata diventa Gionnyscandal e scrive canzoni e canta. I video su Youtube, i concerti, i contratti discografici, il successo eppure un baratro di vuoto nel petto.
Prova senza successo a ritrovare i suoi genitori biologici via social, poi si rivolge alle «Iene» e la ricerca diventa più serrata e sistematica. Partono appelli da RadioNorba e Telebari. Niente.
Il momento di svolta è quando Gionny e la troupe di Italia 1 rompono gli indugi e si recano a Pisticci. Lì, al Comune, un estratto dell’atto di nascita rivela che quel bimbo non è stato abbandonato. I suoi genitori l’hanno riconosciuto ma poi, evidentemente per gravissimi motivi, il Tribunale ha deciso che non erano in grado di crescerlo e l’ha reso adottabile. Gionata rigira tra le mani quel documento: «Su un foglio ho 30 anni di domande», commenta visibilmente emozionato. Scopre in questo modo che il suo cognome è Di Dio e che è effettivamente nato a Pisticci il 27 ottobre del 1991 alle 18,50 ma, allo stesso tempo, è più pugliese che lucano: mamma Rita è salentina e papà Antonio è di Taranto.
Intanto in paese s’è sparsa la voce e arrivano una serie di segnalazioni alla redazione delle «Iene» che consentono al ragazzo di riabbracciare i suoi genitori biologici e fare il pieno di quei baci e quelle carezze che tanto gli sono mancati.
Scorrono lacrime di gioia in video e, ne siamo certi, ne scorreranno a catinelle oggi, in prima serata, tra i - tantissimi - fan delle «Iene».
Non resta che prepararsi una scorta di fazzolettini e poi mettersi comodi ad aspettare che la dimensione artistica di Gionnyscandal abbia il tempo di metabolizzare, elaborare. In attesa di quelle parole nuove, di quelle note nuove, che oggi battono a festa nel petto di questo ragazzo che - parafrasando «Senza cancellare» - non ha più mille domande al posto del sangue.