Dai documentari al cinema al femminile, dai giovani all'effetto Puglia: su questi e tanti altri temi ha intenzione di muoversi Anna Maria Tosto, ex procuratore generale di Bari, appena nominata nuovo presidente di Apulia Film Commission. Molte idee e molto equilibrio animano lo spirito con il quale Tosto avvia il suo lavoro. Avrebbe voglia di recuperare i talenti del nostro cinema che sono andati all'estero, vorrebbe dare maggior peso alle donne regista, ha in mente di far conoscere sempre più l'opera di Lina Wertmüller in Puglia e Basilicata, ma soprattutto – ripete – «il mio compito iniziale sarà quello di conoscere tutte le forze interne alla Fondazione, di ascoltare e di provvedere alla sistemazione dello statuto».
Un programma intenso che la nuova presidente svolgerà con il cda, completato da Luciana Cazzolla (dirigente del Comune di Bari) e Francesco Murianni (Comune di Taranto), già nominati a ottobre. Primo punto, «recuperare lo spirito di appartenenza», sottolinea la presidente, manifestando quindi l'idea di sciogliere le tensioni che negli ultimi tempi hanno animato la vita di Apulia Film Commission. La stessa Tosto ha preso il posto di Giuseppe Savino, dirigente regionale che ha dovuto lasciare immediatamente l'incarico perché incompatibile con i controlli sulle società partecipate. La neopresidente dovrà attuare, con i nuovi consiglieri, le modifiche allo Statuto, in modo da superare lo stop culminato nelle dimissioni dell’ex presidente Simonetta Dellomonaco, dopo i contrasti con il direttore generale Antonio Parente e i consiglieri. Ora si tratta di operare - e in fretta - dopo la paralisi e, come spiega diplomaticamente la presidente Tosto in questa intervista, «va valorizzato ciò che di buono negli anni è stato fatto».
Anna Maria Tosto, partiamo da idee e progetti: che Apulia Film Commission vorrebbe realizzare?
«Ho tante idee, ma soprattutto parto dalla voglia di contribuire nella maniera in cui sarà possibile per valorizzare le risorse positive che operano nella Fondazione e che hanno avuto una defaillance con le ultime vicende: Ma va detto che Afc negli anni ha operato bene e i risultati si vedono, si tratta solo di rifondare alcune regole e di rilanciare il lavoro fatto finora. La Puglia è ricchissima di spunti e dobbiamo cavalcare questo momento favorevole. Siamo anche ricchi di risorse umane cresciute qui, che possono essere valorizzate, magari favorendo il ritorno in Puglia di ragazzi cresciuti ed educati qui e poi andati all'estero. Hanno percepito il nuovo e hanno la solarità del Sud: possono essere cervelli di ritorno. Ma penso anche ai tanti giovani della Scuola di Enziteto, alle realtà vivaci del Salento, ai nuovi linguaggi che riguardano ad esempio i documentari».
In ogni caso, rispetto alla sua precedente esperienza in Magistratura, si tratta di un settore nuovo.
«Infatti sarà un'esperienza nuova per me, non solo come settore, ma come metodologia di pensiero, visto che finora ho operato nelle istituzioni. Qui è un approccio diverso, occupandomi ora di una Fondazione nei campi di cultura e cinema, oltre che nei profili economici. Ma in realtà il mio imprinting di persona che ha lavorato nelle Istituzioni non cambierà: stiamo parlando di una Fondazione che garantisce risorse pubbliche e vanno distribuite con intelligenza e sensibilità. Anzi, sarà importante poi dedicarsi ad un bilancio, come negli uffici giudiziari, non solo valutando la quantità ma anche la qualità degli interventi».
E parliamo quindi degli interventi sul piano pratico. In quale ambito le piacerebbe compiere i primi passi?
«Vorrei prestare attenzione ai nuovi linguaggi, come ad esempio quelli legati alla documentazione. Le nuove generazioni si nutrono tramite di media, direi che più che leggere, vedono e ascoltano. Quindi i documentari sono una fonte di conoscenze e di memoria. Le idee, le confesso, sono tante, ma nella prima parte del lavoro ci impegneremo a fondo per rimettere a punto le regole. Ho dato la mia disponibilità per la sistemazione di regolamento e statuto e mi riservo di riferire le linee di fondo dopo aver conosciuto tutti coloro che collaborano recuperano lo spirito di appartenenza. Insomma, parto dall'ascolto delle persone che hanno più esperienza in questa Fondazione, poi l'azione nel campo dello Statuto e poi non è detto che non ritorni ai miei studi giuridici. Io credo che intanto si debba mettere a frutto il buon lavoro fatto negli anni, i cui risultati si vedono. Se vogliamo fare l'esempio della serie “Lolita Lobosco”, va detto che si ammirano ovviamente gli attori, ma la protagonista principale è Bari, che viene accarezzata dalla telecamera».
L'ultimo film che ha visto?
«Uno che che mi è molto piaciuto, “Le vele scarlatte”, così come ritengo sia bellissimo l'ultimo di Mario Martone. E poi sono stata invitata all'Anicagis a Roma e lì ho ammirato la versione restaurata di “Pasqulino Settebellezze”, di Lina Wertmüller. Mi sono resa conto della straordinarietà di questo film, che avrebbe meritato di più. In una delle Lezioni di Storia della Laterza tenutea Bari al Petruzzelli e dedicate quest'anno alle donne, si è parlato appunto di quanto letteratura e cinema abbiano spesso discriminato le donne. Ecco, questo film, di una bravissima regista non ha ricevuto il riconoscimento che meritava. Bisogna riflettere sul genere, bisogna che il cinema parli al femminile».
Invece ne sentiamo parlare solo per il “#Metoo”... Sta pensando ad una rassegna Wertmüller?
«Sarebbe il caso di celebrare anche i suoi film girati in Puglia e Basilicata, ma di idee nel cassetto ce ne sono tante. Oggi occorre che ciascuno dia il suo contributo per scelte condivise, con un metodo di elaborazione comune».