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Accorsi: «Il mio eroe fragile detesta la retorica e si affida alle emozioni»

 
Maria Grazia Rongo

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Maria Grazia Rongo

Stefano Accorsi

foto Annalisa Flori - Courtesy Saverio Ferragina

A Bari l’attore è in scena al Piccinni fino a domani. «Il cinema è stato capace di sorprendermi riconquistando alle sale il suo pubblico»

Sabato 14 Gennaio 2023, 13:22

26 Marzo 2023, 16:34

«Io non credo agli eroi, trovo che ci sia sempre molta retorica. Mi piace l’eroe malgrado se stesso».

Stefano Accorsi, l’attore di cinema, serie tv e teatro tra i più amati, è impegnato in questi giorni (stasera alle 21 e domani alle 18) a Bari con lo spettacolo Azul - Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor, per la regia di Daniele Finzi Pasca, nel Teatro Piccinni, per la stagione teatrale 2022/23 «Altri Mondi», realizzata dal Comune di Bari in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Con Accorsi sono Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo, e Luigi Sigillo per una storia che partendo dal tifo calcistico racconta quattro amici che fanno i conti con le loro rispettive vite e tentano di ritrovare la serenità perduta.

Dal set al palcoscenico. Chi è Stefano accorsi in questo spettacolo?

«Questo è uno spettacolo unico nel suo genere e io provo tanta tenerezza per il mio personaggio, Pinocchio, detto Pino. La cosa interessante è che siamo quattro amici in scena, tutti personaggi che non sono stati creati da una mamma: Pinocchio, Adamo, Frankenstein e il Golem. È una piccola metafora all’interno della storia concreta di quattro amici che amano andare allo stadio, ma ne sono stati espulsi, e stanno facendo delle prove per capire come mai a un certo punto perdono la pazienza. Sono molto semplici. Non devono dimostrare di essere forti. Non hanno sovrastrutture sociali, e a me questo piace tantissimo, e ha molto a che fare con la poetica del nostro regista, Daniele Finzi Pasca, che ama mettere in scena personaggi che mostrano anche il loro aspetto più intimo, quello più bambino, meno corazzato».

Il calcio, passione e metafora della vita, in questi giorni ferito dalla morte di un grande campione, Gianluca Vialli, che lei ha salutato con un delicato post su Instagram. Lo conosceva?

«No, non personalmente. L’ho sempre guardato con ammirazione, con grande rispetto e anche con grande simpatia umana. Ho scritto quello che lui mi evocava. È stato un uomo fuori dalle logiche dell’apparire, un essere umano che ogni volta che parlava mostrava un’intelligenza, una simpatia, un calore umano molto immediati e che poi nella malattia l’abbiamo visto essere in lotta senza perdere mai l’amore per la vita. Credo che lui l’abbia avuto sempre chiaro. Non credo che sia stata la malattia a renderlo più consapevole, aveva dei valori chiari».

Dopo il lockdown della pandemia il teatro in Italia è riuscito a riprendersi, il cinema invece è in grande crisi. Perché?

«Le dirò che ultimamente il cinema è stato capace di sorprendere, perché ci sono titoli che stanno incassando in modo significativo. La sala piano piano sta ritrovando la curiosità del pubblico. Bisogna ripensare il sistema distributivo, e riportare i cinema nelle città. I due cinema che incassano di più in Italia sono la Cineteca di Bologna, il Cinema Lumiere, e il Cinema America dei ragazzi di Roma, perché sono sale cittadine gestite in modo del tutto personale, con incontri con gli attori e con gli autori e hanno pubblico giovane. I film vanno portati alle persone, bisogna creare un evento intorno al film, una dialettica. Bisogna anche attuare una sinergia con la tv come avviene in Francia ad esempio. Risistemare il meccanismo della sala in Italia».

Qual è il suo personaggio al quale è più affezionato?

«È sempre un po’ difficile dirlo. A me non piacciono gli eroi, non li trovo interessanti. Mi annoiano, mi possono piacere gli eroi loro malgrado. E invece mi piacciono i personaggi che si trovano in situazioni più grandi di loro, che devono mettere in campo delle risorse emotive impreviste. A me piace mettere in scena le fragilità dei personaggi, le debolezze, il passo inaspettato. Quindi se la vedo così le potrei dire che Freccia di Radiofreccia e Loris De Martino di Veloce come il vento mi piacciono molto, perché sono esseri umani che si trovano sul crinale, hanno macchie e paure».

La vedremo presto anche al cinema o in tv?

«Dal 20 gennaio su Sky esce la serie “Call my agent” dove io faccio me stesso in chiave ironica. A fine mese su Prime c’è il film Ipersonnia. E nel prossimo autunno uscirà la serie che ho creato e abbiamo girato nello scorso autunno, “Un amore”, con Micaela Ramazzotti, prodotta da Cattleya, sempre su Sky».

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