In un mondo sempre più iper connesso, con la tecnologia che permette di fare cose prima impensabili, come una videochiamata tra Roma e Sidney avendo in dotazione unicamente un banale smartphone, tira brutta aria per l’informazione. Sembra un paradosso, è la triste realtà dovuta a una serie di fattori concorrenti tra di loro.
Secondo il rapporto 2024 di Reporter Senza Frontiere, «la libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio” oltre alle procedure Slapp che sono una pratica comune in Italia».
«Il panorama mediatico italiano – prosegue la nota informativa - è sviluppato e dispone di un’ampia gamma di mezzi di comunicazione che garantiscono una diversità di opinioni. Il settore radiotelevisivo comprende diversi canali televisivi pubblici (come Rai 1) e stazioni radiofoniche, nonché molti media privati. Questa diversità si riscontra anche nella carta stampata, che comprende quasi 20 quotidiani (come il Corriere della Sera e La Repubblica), circa 50 settimanali (come L’Espresso e Famiglia Cristiana), e molte riviste e vari siti di informazione».
Per quanto riguarda il contesto politico, «la maggior parte dei giornalisti italiani gode di un clima di libertà. Ma a volte cedono all’autocensura, sia per conformarsi alla linea editoriale della loro testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altre forme di azione legale. Ciò può essere aggravato per i giornalisti di cronaca nera e giudiziaria dalla “legge bavaglio” sostenuta dalla coalizione di governo del primo ministro Giorgia Meloni, che vieta la pubblicazione di un ordine di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare».
Il rapporto si concentra poi sul quadro giuridico: «Una certa paralisi legislativa sta frenando l’adozione di vari progetti di legge proposti per preservare e persino migliorare la libertà giornalistica. Ciò spiega in parte i limiti che alcuni giornalisti incontrano nel loro lavoro. La criminalizzazione della diffamazione e le numerose procedure SLAPP limitano la libertà giornalistica».
Lo studio di Rsf poi affronta il tema della crisi economica, a causa della quale «i media dipendono sempre più dagli introiti pubblicitari e dai sussidi statali. Anche la carta stampata si trova ad affrontare un graduale calo delle vendite. Il risultato è una crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia».
Il rapporto analizza poi la polarizzazione della società durante la pandemia di Covid-19: «Ha colpito i giornalisti, che sono stati vittime di attacchi sia verbali che fisici durante le proteste contro le misure sanitarie. Questa polarizzazione persiste, cristallizzandosi attorno a questioni politiche o ideologiche legate agli eventi attuali».
Infine il capitolo relativo alla sicurezza dei cronisti: «I giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica per il loro lavoro investigativo. Le loro auto o case vengono talvolta distrutte da incendi dolosi. Campagne di intimidazione online vengono orchestrate contro coloro che perseguono questi problemi. Una ventina di giornalisti vivono attualmente sotto protezione permanente della polizia dopo essere stati bersaglio di intimidazioni e attacchi».
Tutto vero? Abbastanza. Il bavaglio ai giornalisti non è prerogativa del governo di centrodestra ma nel complesso generale di una classe politica che mal tollera una stampa libera e indipendente, capace di leggere e spulciare tutti gli atti riguardanti i governanti e le loro azioni. Purtroppo la debolezza della stampa è dovuta alla contrazione dei ricavi generata da una pirateria “legale” (i giganti del web che usano gratuitamente le notizie raccolte dagli organi di informazione tradizionale) e illegale (con i pdf dei quotidiani disponibili gratis la mattina presto sulle varie chat). Una stampa economicamente debole è più facilmente condizionabile e le lotte di retroguardia del sindacato, spesso proteso a difendere l’impossibile, ovvero lo status quo, non sono idonee a invertire una rotta che rischia sempre di più di minare le fondamenta della democrazia.
Ecco perché, appuntamenti come quelli del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo rappresentano un’occasione importante per mettere a confronto gli addetti ai lavori e accendere un faro sulla situazione in cui versa il mondo dell’informazione.