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Sanremo 2024, siamo stati alle prove generali del Festival: tutto quello che abbiamo visto

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Sanremo 2024, siamo stati alle prove generali del Festival: tutto quello che abbiamo visto

Foto Ansa

Standing ovation assicurata per Il Volo e Loredana Bertè, convincono Angelina, Geolier, Alessandra Amoroso, The Kolors. Ecco cosa vedremo sul palco domani sera

Lunedì 05 Febbraio 2024, 18:42

19:30

SANREMO - Il lunedì di Sanremo da sempre significa prove generali. Siamo entrati all’Ariston per assistere dal vivo a quello che vedremo tra poche ore sul palco e riascoltare per la seconda volta dopo l’anteprima di gennaio le canzoni in gara. Ecco qualche spoiler e retroscena delle performance, in ordine di apparizione (non sarà lo stesso domani sera):

Negramaro, «Ricominciamo tutto»: come da previsioni, la resa dal vivo arricchisce il pezzo. Giuliano e compagni ci invitano al loro concerto: padroni del palco, voce inossidabile, la distesa di archi sul finale è da inno. Le luci blu della scenografia (meravigliosa) ricordano il mare che accompagna tutta la canzone. Faranno uno splendido Festival.

Ricchi e Poveri, «Ma non tutta la vita»: Angela e Angelo non sono qui per caso. Ci hanno messo l’anima, vogliono far divertire e ci riescono in pieno, trasformando l’Ariston in una milonga con tanto di ballerini di tango. Angela sul finale: «Devo decidere se ballare o cantare o non ce la faccio col fiato». Noi balleremo di sicuro.

Annalisa, «Sinceramente»: come sentirla in radio. Vocalmente sempre perfetta, parte da superfavorita ma la gara è apertissima. Il brano è una hit sulla linea di quanto fatto finora, cresce a ogni ascolto. Top 5 abbastanza probabile, il resto in divenire.

Rose Villain, «CLICK BOOM!»: un po’ romantica, un po’ rap. Canta bene anche se si emoziona a tratti (le prove si fanno per questo). Arriva su questo palco nel momento giusto della carriera, è pronta.

Diodato, «Ti muovi»: parte seduto sui gradini, il brano al primo ascolto non ci aveva convinto, ma lui dal vivo gioca un altro campionato. Accarezza l’anima e tocca corde inaspettate. Sul finale è accompagnato da un gruppo di ballerini di contemporaneo, l’effetto musical ci piace.

Mahmood, «Tuta gold»: le atmosfere sono quelle di «Barrio», ripropone il giochino del battito di mani come fu per «Soldi», che funziona e coinvolge. La voce è la solita, ottimi i salti tra bassi e falsetto, potenziale super-hit. La resa sul palco è minimal, solo lui e la voce, senza altri orpelli. Potente.

BNKR44, «Governo punk»: a parte i piccoli problemi tecnici iniziali, sono qui per divertirsi e si percepisce. Quota Fantasanremo altissima, la gara è ampiamente relativa.

Sangiovanni, «Finiscimi»: meglio del primo ascolto, ma ancora non convince pienamente. Si discosta dalla sua produzione finora, punta sull’intimità ma forse poteva fare un passo in più (anche nella scelta della cover, «Mariposas», versione spagnola della sua «Farfalle»). Ha l’età dalla sua, e il tempo per fare tutto.

Clara, «Diamanti grezzi»: voce precisa e puntuale, la vincitrice di Sanremo Giovani è professionale e delicata, pezzo in linea con il target a cui si rivolge, era tesissima e quasi si commuove sull’applauso della platea. Farà bene.

Alessandra Amoroso, «Fino a qui»: il debutto è un successo annunciato. Il brano cresce ed esplode, lei dal vivo non delude. Emozionata tanto da avere qualche incertezza sulla voce, salvo sorprese dovrebbe arrivare molto in alto.

Fred De Palma, «Il cielo non ci vuole»: ennesima hit che le radio si divoreranno, qui rischia di perdersi nel mezzo.

Fiorella Mannoia, «Mariposa»: inno per l’imminente 8 marzo. Solo lei, la sua classe ed eleganza, e un messaggio amaramente attuale. Signora.

Santi Francesi, «L’amore in bocca»: la produzione è tra le più convincenti (atmosfere degli M83, ma per un esordio va più che bene). Un brano che probabilmente non arriverà a tutti, ma non è per forza un male.

The Kolors, «Un ragazzo, una ragazza»: gli ingredienti per «Italodisco» 2.0 si confermano. Coreografia in cui si esibisce anche l’orchestra. Ritornello accattivante. Stash che si dilunga in un profluvio di ringraziamenti sul finale, anche ai giornalisti. Al pubblico le conclusioni (e il voto).

Big Mama, «La rabbia non ti basta»: forse meno grintosa del solito, ma è il brano a non richiederlo. Comunque cresciuto rispetto al primo ascolto, molta curiosità per la cover di Lady Marmalade.

Renga e Nek, «Pazzo di te»: l’ispirazione di questo brano arriva dagli anni ‘60, ma sembra quasi che qualcosa sia rimasto lì. Fra le trenta canzoni rischia davvero di perdersi nel mezzo.

Emma, «Apnea»: dopo una pausa, nonostante la stanchezza si faccia già ampiamente sentire. La produzione si conferma fortissima, qualcosa da rivedere nella voce, ma funzionerà. Alla fine della sua esibizione fa un’incursione Fiorello, e saluta le prime file.

Irama, «Tu no»: il pezzo si conferma difficile da cantare, lui un po’ cupo. Occorre preservare la voce.

Angelina Mango, «La noia»: nessuna sorpresa, è giovanissima ma è una professionista. Si mangia il palco come se fosse nata lì, una voce e una sicurezza invidiabili. La cumbia è travolgente, scompiglierà l’Ariston.

Geolier, «I p’me, tu p’te»: strafavorito per i social, dal vivo il pezzo impatta meno che nella versione radio. La gara è più aperta che mai (e questa napoletanità tanto discussa, piace).

Maninni, «Spettacolare»: una canzone strutturata, orecchiabile, onesta. Farà una bellissima figura, a dispetto di chi ha storto il naso leggendolo nell’elenco dei partecipanti.

Ghali, «Casa mia»: per tutto il tempo del brano un alieno a grandezza umana sosta vicino al palco, per raccontare le «differenze». Se quell’alieno salirà sul palco, non ce l’hanno voluto far vedere. Intimidito dalla platea affollata, «A me viene il panico..».

Gazzelle, «Tutto qui»: anche in questo caso, molto meglio dal vivo che al primo ascolto. L’aria è la solita, quella di chi sembra essere qui un po’ per forza, un po’ per caso, ma i fan impazziranno.

Il Volo, «Capolavoro»: ci siamo sbilanciati ai primi ascolti, ci sbilanciamo di nuovo. Vincitori. Sembrava stessero cantando davanti a uno stadio, il pezzo è arioso, perfetto per lo standard del Festival, standing ovation assicurata. Anche chi non è fan, apprezzerà il brano. Se già oggi hanno dato il 100%, chissà domani…

Alfa, «Vai!»: le atmosfere sono sempre un po’ britanniche, un po’ One Republic. Ma Alfa riempie già i palazzetti, l’Ariston sará solo un ulteriore booster per lui.

Dargen D’Amico, «Onda alta»: chiede di riprovare e non gli viene concesso, ci scherza su, ride con gli orchestrali, ma la canzone nonostante il tormentone ha un tema diffiicilissimo, sul dramma dei migranti. L’unico fino a questo momento che scende dal palco e va in mezzo al pubblico. La frase «siamo più dei salvagenti sulla barca» è una coltellata.

La Sad, «Autodistruttivo»: il motivetto c’è, i loro fan saranno contenti, e quelli che li hanno in squadra al Fantasanremo possono già gongolare, visto che hanno salutato in prima fila «il nostro cucciolo Fiorello». Da domani a domenica, inoltre, la «Gazzetta» raccoglierà il “diario” di viaggio dell’altamurano Plant, che giorno per giorno racconterà il suo percorso qui al Festival. «Siamo la voce degli emarginati - ha raccontato oggi - e ci sono diversi messaggi che ci impegniamo a portare danni soprattutto in quest'occasione. Il primo sicuramente la diversità, quindi accettarsi per quello che si è e fare dei propri difetti un punto di forza. E poi rinascere dal dolore, vederlo come un'opportunità e da lì rialzarsi e creare qualcosa di positivo. Finora il momento più bello? Dormire nella villa che abbiamo qui a Sanremo…»

Il Tre, «Fragili»: ai primi ascolti sentimmo questa canzone tra le ultime ed eravamo ingiustamente stanchi. Il pezzo c’è, porta sul palco un tema fondamentale come la salute mentale, e lo fa con una coerenza stilistica, in rap puro, quest’anno snobbato. Bravo.

Mr.Rain, «Due altalene»: due altalene vuote riempiono la scena, lui comincia al piano, poi si alza e si siede a dondolare. Il pubblico applaude, ma alla 29esima canzone la stanchezza è ormai insostenibile.

Loredana Bertè, «Pazza»: diva assoluta. Arriva per ultima, applauso ancora prima di sentire la canzone (una delle più belle, l’unica con echi rock), chiede pure di votare per lei alla fine. Il suo Sanremo l’ha già vinto. E non è ancora iniziato…

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