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Festival del Cinema e «proiezionisti»: eroi anonimi dimenticati

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

Festival del Cinema e «proiezionisti»: eroi anonimi dimenticati

La nostalgia del tempo favoloso in cui a Lecce esistevano undici cinema e arene funzionanti

Domenica 19 Novembre 2023, 15:08

Gli incontri migliori li faccio sempre in bicicletta, nei viali della città. E così l’altro giorno ho incontrato un tale che non si direbbe speciale, eppure lo è, poiché è stato uno degli ultimi proiezionisti rimasti per anni rintanati nelle cabine, un tempo abitate da uomini il cui anonimato era davvero mitologico.

Uomini come il proiezionista Pasquale Ciccarese, che nel 2013, davanti al Cinema Santa Lucia, quando ancora non si riusciva a immaginarne la demolizione che ha lasciato un vuoto indelebile nel quartiere San Lazzaro, mi raccontò la sua storia legata a quella di tutti i cinema che gradualmente sono scomparsi cambiando non solo i lineamenti della città, ma limitandone drasticamente le vie di fuga. Perché un cinema, con la sua sala buia, amniotica, offre a un quartiere la straordinaria possibilità di avere almeno un varco, un accesso, un porto per aprire al viaggio lo spettatore in cerca del mondo interiore.

L’altro giorno, proprio mentre si svolge la nuova edizione del Festival del Cinema Europeo, mi è capitato di fare questo ragionamento tra me e me. Mi è bastato scorgere sul ciglio della strada il volto sorridente del più giovane degli allievi del proiezionista Pasquale, il signor Daniele, che per metà della sua vita ha sbobinato film in cartellone dentro cabine che non ci sono più.

Fu proprio lui, quando ero una ragazzina, a spiegarmi che c’è stato un tempo favoloso in cui a Lecce esistevano undici cinema e arene funzionanti, all’epoca ci si presentava al proiezionista con l’idea che quel suo mestiere fosse già un fare cinema. Del resto, lo diceva anche Carmelo Bene: nei paesi, quando si rompeva la pellicola, tutti fischiavano al proiezionista come fosse lui solo l’artefice di tutto, finalmente era successo qualcosa. Profuma di Nuovo Cinema Paradiso e di nostalgia alla Tornatore, lo so. Eppure è solo un altro fatto.

Nella settimana in cui i film da vedere si moltiplicano, penso a quegli uomini invisibili che non saranno mai menzionati nei titoli di coda, penso ai cinema che hanno amato, l’Odeon, il Santa Lucia con la sua arena estiva che inondava di dialoghi i vicoletti tutt’intorno, il vecchio Apollo, l’Ariston e tutte quelle realtà dissolte insieme a chi le ha vissute. Resta il cinema Massimo, resta il Db d’Essai, sono luoghi ai quali esser grati poiché garantiscono a tutti noi, al costo di un biglietto, di uscire dalle nostre vite come si esce dalla porta di casa, per essere davanti a un film: uno, nessuno, centomila.

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