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Ma l’usura non è un male moderno. Ricordate Dante?

 
Giuse Alemanno

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Giuse Alemanno

Ma l’usura non è un male moderno. Ricordate Dante?

Già Aristotele li condannava duramente e il Sommo Poeta li scaraventò senza pietà nel suo «Inferno»

Domenica 17 Settembre 2023, 12:06

Le Fiamme Gialle di Taranto, in collaborazione con il nucleo salentino PEF/G.I.C.O. e il supporto barese delle unità cinofile e elicotteristiche, ha interrotto un losco giro di usura a Laterza. Molto bene. L’usura è un reato subdolo, l’unico che ha bisogno della collaborazione della vittima. In tale ambiguità si trova l’inganno vile degli usurai: a loro viene ‘chiesto’ del denaro, non vanno in giro a offrirlo. L’usura non è un male moderno: esiste da quando esistono i soldi. Già nei ‘Veda’ indiani, più o meno duemila anni prima di Cristo, era definito usuraio chiunque prestasse soldi a interesse. Badate bene: non a interesse da cravattari-strozzini-scortichini; a INTERESSE, e basta. Ora riflettete su quanti istituti conoscete che incassano interessi e quanto tutto questo oggi sembri «normale».

L’usura era condannata da Aristotele; lo Stagirita così filosofeggiò: «Il denaro non può generare altro denaro», roba da far saltare tutte le «Borse» del mondo contemporaneo. Catone, addirittura, equiparò l’usura all’omicidio. Già qualche apertura si intravede nella Torah, visto che vieta solo di prestare denaro a interesse ai propri familiari e ai componenti delle dodici tribù di Israele. Sul resto degli esseri umani, il «Levitico» non si esprime. Lo spiega però il «Deuterunomio», che consentiva prestiti a interesse verso i «Goym»; gli stranieri, insomma.

Però Mosè, bontà sua, comandò che un debito fosse considerato estinto dopo sette anni, prescindendo se fosse stato riscosso o meno, attraverso la creazione dell’ «Anno sabbatico». I «prescritti» del nostro tempo ora sanno chi devono ringraziare. Gli islamici (figuriamoci …) erano più radicali: il Corano considera l’usura come il quinto peccato in ordine di gravità. Carica di cervello l’elaborazione cristiana (avevate dubbi?): il Decretum Gratiani (XII secolo circa), il «Concilio di Lione» del 1274 e il ‘Concilio di Vienne’ del 1311 condannano la riscossione di interessi a fronte della concessione di un prestito, visto che gli interessi non sono giustificabili, in quanto il tempo è da considerarsi ‘bene comune’.

Poi arrivarono i banchieri fiorentini e le cose cambiarono. Però se Dante, che era fiorentino, agli usurai trova posto nell’Inferno accanto ai sodomiti, il motivo doveva saperlo. Chiudo ricordando che Dostoevskij racconta che Raskol’nikov ammazza l’usuraia nelle prime pagine di Delitto e castigo; che Shakespeare rende immortale Shylock, l’usuraio protagonista de Il mercante di Venezia; e che Ezra Pound si scatena contro gli usurai in qualcuno dei suoi Cantos. Così come fanno bene le nostre Forze dell’Ordine a scatenarsi con gli autori di un reato così vigliacco e mortificante.

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