La prima volta che ho incontrato il nome di Graziella Mansi è stato un giorno d’estate di qualche anno fa, dovevo prendere un pullman da Andria per arrivare a Napoli e la fermata era in un parco che porta il suo nome.
Mi sono incuriosita, sono pochi i luoghi che indossano nomi di donna, ho pensato a una politica o a una scienziata, volevo controllare su Google, non l’ho fatto. Sono partita diverse volte da quel parco e ogni volta mi sono interrogata ma subito distratta, senza indagare oltre. Ieri, in occasione del ventitreesimo anniversario della sua morte, ho scoperto chi è. Non lo sapevo perché anche io, come Graziella, ero una bambina il 19 agosto del 2000 e i miei genitori a quel tempo avevano scelto di tenermi al riparo da una notizia così crudele. Graziella Mansi viene torturata e uccisa al Castel del Monte all’età di otto anni senza nessun movente, senza nessuna ragione, se mai possa esisterne una. Si era allontanata dalla bancarella del nonno, venditore di noccioline nei pressi del castello, intorno alle 19 per prendere dell’acqua alla fontana lì vicina e non è più tornata. Il suo corpo viene ritrovato quella stessa notte nel bosco, dopo ore di ricerche, carbonizzato su un letto di foglie.
Gli assassini sono cinque uomini, tra i diciotto e vent’anni. Uno di loro, parcheggiatore abusivo nei pressi della bancarella del nonno di lei, certamente aveva già visto la piccola, guadagnandone forse la fiducia. L’aveva condotta nel bosco con la scusa di farle vedere un cagnolino, poi aveva iniziato a spaventarla insieme ai suoi amici, più la bambina aveva paura, più loro si divertivano.
Graziella viene molestata e bruciata viva. Un branco contro una creatura indifesa, la peggiore delle favole che diventa realtà. Una bambina che resta bambina per sempre, in una bellissima foto sorridente, con la frangetta corta e gli occhi profondi, le braccia conserte poggiate sul banco di scuola, un grembiule bianco. Una bambina a cui è stato negato di diventare donna, di essere ciò che desiderava. I nomi degli assassini non li scrivo, non voglio ricordarli, ma il suo sì, ancora una volta. Graziella Mansi.