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Mirabile Salento, dove finisce la strada e inizia il viaggio

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

Mirabile Salento, dove finisce la strada  e inizia il viaggio

Vengono in mente pagine di letteratura e musica nelle quali i paesaggi interiori fanno venir voglia di dire: «Vieni via con me?»

Domenica 18 Giugno 2023, 12:36

Appena ho saputo che Cormarc McCharty ha varcato il confine di questo mondo, qualche giorno fa, ho ripensato a certi suoi capolavori e in particolare alla Trilogia della frontiera. E mentre consideravo il fatto che morire significa anche smettere di scrivere, mi è apparsa la strada che ha sempre attraversato la sua prosa universale, vera al punto da raggiungere persino le nostre latitudini, questo sud dove tutto, specialmente un certo tipo di voce propria di genio, arriva al rallentatore o passa in secondo piano rispetto al maltempo che ingolfa il principio di un’estate o altre notizie.

La cosa strana è che per me, il contatto con questa scomparsa ha innescato apparizioni di strade lungo la costa e nell’entroterra salentino che con gli scenari attraversati dai personaggi di McCarthy non hanno proprio nulla da spartire, anzi. Tant’è. Così funziona il cuore selvaggio di una lettrice qualunque, genera raggi d’acqua che tendono a moltiplicarsi in superficie mentre il sasso che li determina scende nel profondo. Potrebbe dipendere da quel che ci resta impigliato dietro le cornee, nel diario segreto delle retine, quando leggiamo libri di cui finiamo con l’innamorarci mentre facciamo viaggi di prossimità per spostarci da un posto all’altro gettando lunghe occhiate dentro il paesaggio che ci circonda mentre sfogliamo le pagine e tutto diventa sangue misto con le parole di un altro, qualcuno che non incontreremo mai o forse il solo essere umano rimasto mentre gli altri scolorivano e che possiamo ben dire di aver incontrato su un piano di realtà che ci libera dall’illusione di poterci dare certi appuntamenti.

Ed ecco quel che mi è successo mentre i cowboy e i cavalli selvaggi del più grande scrittore del nostro tempo formavano carovane di capitoli tra le mie dita onnivore: la strada che scorreva di pari passo a questo verbo leggere, sotto i miei piedi, era quel pezzo di costa salentina che collega la cittadella fortificata di Acaya, attraverso la pista ciclabile che taglia per l’aerostazione Lecce-Lepore e sfiora le Cesine verso le pianure selvatiche avamposto delle spiagge vaste di Frigole e Spiaggiabella. Deve essere così che ho sovrapposto i paesaggi interiori (non è il Messico, non è la Route 66) alternandoli a quelli che scorrono da anni oltre il finestrino di un’auto con la colonna sonora di Paris-Texas a tutto volume o con un brano di Pat Metheny che ha per titolo tutto quello che sottintende la strada, scritta da un immortale o percorsa da noi mortali: Vieni via con me?

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