In Puglia e Basilicata
RICORDI
Commara Gatta, la gatta che si voleva maritare
24 Luglio 2022
Erica Mou
C’è una favola che spesso mi torna in mente dall’infanzia, una storia della tradizione meridionale che racconta la vicenda di Commara Gatta, la gatta che si voleva maritare. Ve la ricordate? La gatta vuole sposarsi e inizia una sorta di casting tra vari pretendenti: il cavallo, il gallo, il cane, il montone, l’uccellino, il bue, il porcellino, la rana… tutti da scartare, tutti con versi troppo rumorosi che mal si sposerebbero (è proprio il caso di dirlo) con la vitale necessità della gatta di riposare bene, senza spaventi a infrangere il sonno. Poi, alla sua porta si presenta un topolino, il suo squittio delicato pare un verso perfetto. È fatta, Commara Gatta e il Topo si sposano davanti allo stupore degli altri animali. Qui la favola prende diramazioni diverse, a seconda delle tradizioni, ma un unico inesorabile finale.
C’è chi racconta che il topo cade in un pentolone con dentro la minestra, che Commara Gatta rientrando a casa si addolora un po’ ma dopo una cucchiaiata non può fare a meno di constatare la bontà del suo ex marito e finisce a banchettare leccandosi i baffi; c’è poi chi va dritto al sodo e racconta semplicemente che la gatta rientrando a casa un giorno non sa resistere ai suoi
istinti profondi, agguanta il Topo e se lo mangia.È una metafora, questa, che ci ricorda la più famosa favola della rana e dello scorpione e che avalla uno dei modi di dire più usati di sempre «chi nasce tondo non muore quadrato». La saggezza popolare, per carità, è sempre preziosa ma penso anche che anni di stratificazione di questo tipo di pensiero ci abbiano tolto il guizzo della rivolta, assuefandoci con il potere consolatorio della lamentela. Tanto sono tutti uguali, diciamo dei politici. Tanto non cambierà mai niente, diciamo delle guerre. Tanto ogni gesto è inutile, diciamo dell’emergenza climatica. Tanto. Tanto il gatto continuerà sempre a mangiare il topo, anche se se lo sposa.Noi però non nasciamo né quadrati né tondi, siamo fatti per più di metà d’acqua e come l’acqua possiamo assumere una nuova forma. Questo non posso fare a meno di sperare.
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