Mercoledì 31 Dicembre 2025 | 16:06

Puglia, l’ombra dei clan sull’economia. Leo (Dia): colpire i patrimoni per difendere sviluppo e legalità

Puglia, l’ombra dei clan sull’economia. Leo (Dia): colpire i patrimoni per difendere sviluppo e legalità

 
Gianpaolo balsamo

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Gianpaolo balsamo

Puglia, l’ombra dei clan sull’economia. Leo (Dia): colpire i patrimoni per difendere sviluppo e legalità

L’obiettivo è prevenire il riciclaggio e impedire che capitali illeciti vengano reinvestiti in altri settori. Il fenomeno è pervasivo, richiede nuovi strumenti investigativi, prevenzione e cooperazione

Mercoledì 31 Dicembre 2025, 13:20

La criminalità organizzata pugliese ha progressivamente mutato pelle, riducendo l’esposizione violenta e privilegiando forme sempre più sofisticate di infiltrazione nell’economia legale. Dall’edilizia all’agroalimentare, dal turismo alla gestione dei servizi e degli appalti pubblici, i clan puntano a intercettare flussi finanziari e risorse pubbliche, sfruttando opacità amministrative e reti transnazionali. Un fenomeno silenzioso ma pervasivo, che richiede strumenti investigativi avanzati e una strategia fondata sul contrasto patrimoniale, sulla prevenzione e sulla cooperazione internazionale. In questo contesto si inserisce l’azione della Direzione Investigativa Antimafia di Bari, guidata dal colonnello Giuseppe Giulio Leo, 53 anni, una carriera costruita sul campo tra investigazioni complesse, cooperazione internazionale e tutela dell’economia legale.

Lo scorso mese di ottobre, l’ufficiale della Guardia di finanza è stato nominato Capo del Centro della Direzione Investigativa Antimafia di Bari, rappresentando una delle figure di riferimento nel contrasto alla criminalità organizzata ed economica nel Mezzogiorno. Negli ultimi anni ha diretto indagini di rilievo anche transnazionale contro l’immigrazione clandestina, il riciclaggio, l’evasione fiscale, la corruzione e le frodi sui bonus edilizi. Un impegno che coniuga repressione e responsabilità civile e che gli è valso il Premio nazionale «Ambiente e Legalità» di Legambiente e Libera, conferito da don Luigi Ciotti, per il contributo decisivo alle indagini antimafia in territori ad alta esposizione alle infiltrazioni criminali.

Colonnello Leo, da più parti si sottolinea la necessità di colpire le mafie soprattutto sul piano economico. Quali sono oggi i settori più vulnerabili in Puglia?

«In Puglia, come nel resto del Paese, le mafie hanno progressivamente ridotto il ricorso alla violenza manifesta, preferendo strategie più silenziose e pervasive di infiltrazione nell’economia legale. I settori più vulnerabili restano l’edilizia (anche per l’enorme afflusso di risorse legate ai bonus edilizi e al Pnrr), l’agroalimentare, il commercio, la ristorazione, la gestione dei rifiuti e il gioco legale. Si tratta di ambiti caratterizzati da elevata liquidità e, talvolta, da minori livelli di trasparenza. La Dia assicura un monitoraggio costante attraverso l’analisi delle operazioni finanziarie sospette, il supporto alle Prefetture nelle interdittive antimafia e i controlli sui cantieri e sugli appalti pubblici più rilevanti».

Nel 2025 in Puglia sono stati confiscati oltre 30 milioni di euro a soggetti legati alla criminalità organizzata. Qual è la strategia che consente risultati così significativi?

«Il dato delle confische definitive è importante perché dimostra che colpire i patrimoni significa indebolire realmente le mafie. Questo risultato deriva da un approccio multidimensionale: indagini patrimoniali approfondite, analisi dei flussi finanziari, incrocio tra dati bancari, visure camerali e movimenti societari. Studiamo l’evoluzione dei profili criminali anche alla luce degli esiti processuali e operiamo in stretto raccordo con l’autorità giudiziaria e le altre forze di polizia. Fondamentali sono anche gli accessi ai cantieri e le verifiche amministrative sulle imprese attive nei settori più esposti. È un lavoro silenzioso ma continuo, che consente di sottrarre risorse ai clan e ridurne la capacità di condizionamento del territorio»

Le recenti operazioni sull’asse Puglia-Albania confermano una criminalità sempre più transnazionale. Quanto conta la cooperazione internazionale?

«È ormai indispensabile. Le organizzazioni criminali operano con grande facilità oltre i confini nazionali, sfruttando giurisdizioni diverse, società di comodo e sistemi finanziari esteri. La cooperazione internazionale, soprattutto attraverso le Squadre investigative comuni, consente di superare ostacoli giuridici, accelerare le indagini e colpire beni e capitali anche fuori dall’Italia. Le operazioni condotte sull’asse Puglia-Albania dimostrano che solo un’azione coordinata permette di smantellare reti criminali complesse e di intercettare i flussi di denaro destinati al riciclaggio».

Turismo e industria, dal Foggiano al Salento, sono settori in crescita. C’è il rischio di infiltrazioni mafiose?

«Dove c’è economia, e oggi sempre più anche dove c’è turismo, le mafie cercano spazio. In Puglia osserviamo un interesse crescente verso edilizia, industria e comparto turistico, comprese strutture ricettive, b&b e attività dell’indotto. La Dia interviene con controlli mirati sulla titolarità delle imprese, sui flussi finanziari e sulla gestione delle attività, oltre agli accessi nei cantieri. L’obiettivo è prevenire il riciclaggio e impedire che capitali illeciti vengano reinvestiti in settori strategici per lo sviluppo regionale».

Il contributo dei collaboratori di giustizia è sempre più utilizzato anche nelle indagini economiche. Quali sono le principali difficoltà?

«Le mafie oggi sono più sommerse e meno visibili, e per questo l’apporto dei collaboratori può essere prezioso, soprattutto per ricostruire reti economiche e patrimoni occulti. La principale difficoltà è la verifica dell’attendibilità delle dichiarazioni, che devono sempre essere riscontrate con elementi oggettivi: documentazione bancaria, dati societari e riscontri investigativi. È un lavoro complesso che richiede competenze multidisciplinari e un costante coordinamento con la magistratura. Quando questo avviene, le dichiarazioni possono tradursi in sequestri e confische efficaci».

Appalti pubblici e subappalti: come si distingue il lecito dall’illecito di fronte a una mafia sempre più mimetica?

«Occorre un approccio multilivello. Analizziamo i profili economico-finanziari delle imprese, effettuiamo accessi nei cantieri, monitoriamo subappalti e affidamenti sotto soglia, ambiti in cui spesso le mafie trovano maggiori margini di manovra. Il coordinamento con Prefetture e autorità locali è fondamentale per intercettare anomalie nei bandi e nelle procedure di aggiudicazione. La prevenzione amministrativa, se tempestiva, consente di bloccare l’infiltrazione prima che diventi strutturale, tutelando l’economia sana e la concorrenza leale».

Quanto è importante investire sui giovani e sulla cultura della legalità in Puglia?

«È un investimento strategico. La repressione, da sola, non basta se non è accompagnata da un lavoro profondo sul piano culturale e sociale. In Puglia la Dia è impegnata anche in iniziative di educazione alla legalità, in collaborazione con scuole, enti locali e associazioni come Libera. Progetti di valorizzazione dei beni confiscati, iniziative di memoria civile e percorsi rivolti ai giovani aiutano a contrastare la cultura mafiosa e a rafforzare il senso di responsabilità collettiva. È proprio questo intreccio tra contrasto operativo, tutela del territorio e partecipazione civile che dà senso anche al riconoscimento conferito da don Luigi Ciotti: un premio che richiama l’idea di una legalità costruita insieme, a partire dalle nuove generazioni».

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