II commissari giudiziali ritengono equilibrati gli accordi di ristrutturazione del debito proposti da Ferrovie Sud-Est per rimuovere lo squilibrio patrimoniale da 319 milioni emerso all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato di agosto 2024. Ma ad opporsi all’omologazione (e dunque al nuovo salvataggio) è l’Anav, la Confindustria dei trasporti su gomma, secondo cui proprio la mancata restituzione del prestito ponte e la mancata retrocessione della proprietà di Fse al ministero delle Infrastrutture impedirebbero ogni tipo di operazione straordinaria.
L’ultima battaglia si è giocata davanti al Tribunale di Bari (Quarta sezione, presidente Rana) che si è riservato di decidere sulla proposta di Fse. Gran parte della debitoria, pari a 190 milioni, è nei confronti dell’azionista unico Fs, che intende rientrare del proprio credito - una volta pagati tutti i debiti commerciali - attraverso il trasferimento del ramo di impresa contenente i contratti di servizio ferro-gomma con la Regione Puglia.
Nel parere dei commissari (il professor Beppe Trisorio Liuzzi e il commercialista Ruggiero Pierno) viene ritenuto che la proposta sia «rispondente agli interessi del ceto creditorio e strutturata in modo tale da garantire, sul piano prospettico, il soddisfacimento integrale dei creditori non aderenti».
Tuttavia Anav (avvocati Carlo e Filippo Colapinto) ha osservato che il debito di Fse nei confronti di Fs è costituito anche dal prestito ponte, ovvero dei soldi che Fs ha anticipato all’azienda in attesa dei 70 milioni di contributo pubblico decisi nella Finanziaria 2016 e di fatto mai erogati. E ha obiettato che la compensazione del credito di Fs con il valore del ramo di impresa di Fse equivarrebbe da un lato una «sanatoria» degli aiuti ritenuti illegittimi dal Consiglio di Stato, dall’altro a una elusione dell’obbligo di restituire la società al ministero delle Infrastrutture: sul punto Cotrap, Ferrotramviaria e Arriva sono tornate a Palazzo Spada, per chiedere l’ottemperanza alla sentenza di agosto 2024. Ma Fs (i commissari concordano) ritiene invece che sia proprio il piano di ristrutturazione a dare esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato, rimuovendo l’aiuto pubblico illegittimo. A opporsi all’omologazione, in adesione alla posizione di Anav, anche la Sil (un ex fornitore di Fse, con gli avvocati Pietro Cristiano Cacciapaglia e Marco Cornaro): ritiene che il piano di salvataggio presentato da Ferrovie Sud-Est sia «un inammissibile aggiramento delle sentenze».
Oltre alle partite davanti alla Fallimentare e al Consiglio di Stato, è in piedi un ulteriore fronte giudiziario attivato sempre dall’Anav che ha chiesto la declaratoria di nullità dei contratti di servizio tra Ferrovie Sud-Est e la Regione, evidentemente con l’interesse di ottenerne l’assegnazione. In realtà in quei contratti la Regione si era riservata la possibilità (non l’obbligo) di recesso in caso di esito negativo del contenzioso sugli aiuti di Stato: ma quella clausola (inserita all’epoca dell’assessore Anita Maurodinoia) si è trasformata, per eterogenesi dei fini, nella valvola di sicurezza che ha consentito a Fs di progettare il nuovo salvataggio.