BARI - Nonostante la modifica del capo di imputazione abbia escluso che Alfonsino Pisicchio abusò della sua carica di assessore regionale per favorire un imprenditore amico in un bando del Comune di Bari, la Regione resta parte civile nei confronti dell’ex esponente di Senso civico. Lo ha deciso ieri il gup Nicola Bonante nell’udienza preliminare del processo nei confronti dei fratelli Pisicchio e di altre 5 persone accusate a vario titolo i turbata libertà degli incanti, corruzione, truffa aggravata allo Stato e falso materiale.
Il gup ha rigettato tutte le questioni preliminari sollevate dalle difese (anche sull’indeterminatezza di alcune accuse formulate dal pm Claudio Pinto) e ha rinviato al 7 ottobre per la discussione propedeutica alla decisione sui rinvii a giudizio.
Ai fratelli Enzo (difeso dal prof. Vito Mormando) e Alfonsino Pisicchio è contestato un patto illecito per agevolare l’imprenditore Giovanni Riefoli attraverso la presunta turbativa dell’appalto da 5,5 milioni per la gestione dei tributi minori del Comune di Bari. Ad entrambi è contestata anche la corruzione, la cui contropartita sarebbe consistita in soldi, regali e assunzioni.