BRUXELLES -Da riconosciuto ingegnere della mobilità, Antonio Decaro, eurodeputato del Pd e «Mister 500mila preferenze», a Bruxelles si muove con dinamismo tra ruolo politico, presidenza della Commissione Envi e dialettica trasversale, obbligatoria in sede europea dopo l’avanzata delle destre per preservare l’impianto normativo green, eredità progressista della precedente legislatura. «Vedi, questo è il mio planner»: al giornalista della Gazzetta che lo ha accompagnato in una giornata nel Parlamento europeo, mostra un calendarietto multicolore. «Qui sono già organizzate le mie settimane per i prossimi dodici mesi, tra plenarie, commissione, Bruxelles e Strasburgo. Ci sono anche, ogni tre mesi, cinque giorni per gli impegni nel collegio, cioè nelle sei regioni della circoscrizione meridionale…». Sembra un monito rivolto a chi gli tira la giacca in queste settimane. Seguire l’agenda di una giornata decariana è un esercizio di resistenza: in poche ore mattutine sono concentrare almeno cinque riunioni, dal vertice con il direttore generale della Fao, Maurizio Martina, a un incontro con un ministro della Danimarca in vista del semestre di presidenza Ue, passando per una assemblea con gli Indios dell’Amazzonia che il cambiamento climatico e l’avanzata travolgente del capitale lo subiscono quotidianamente. Il pomeriggio ha lo stesso ritmo.
Onorevole, ma come spiega la sua attività nel parlamento Ue a un cittadino pugliese? Alla domanda che muovono in tanti sulle attività degli eletti in Europa, Decaro risponde nella sua stanza, al quindicesimo piano: «Mi occupo di quello che succede anche a Bari, dall’inquinamento industriale, all’agricoltura e ai fitofarmaci, fino alla sicurezza alimentare. Tutto è compreso tra i temi della Commissione Envi, che ha come focus anche clima e ambiente». Non è nel complesso un mondo nuovo: «Ho ritrovato la varietà dei dossier che affrontavo già da leader nazionale dell’Anci…». C’è un approccio prettamente ideologico in Europa? «Vede, sulla mia porta c’è scritto S&D, socialisti e democratici. Ecco, la parola socialista mi fa sentire a casa, è in sintonia con la storia della mia famiglia. Ma qui bisogna operare una costante composizione e mediazione: i provvedimenti passano dalla Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio europeo, dove ci sono 27 Paesi, e vige il diritto di veto». Tenere il punto è possibile, dunque, ma solo al prezzo di infinite trattative.
Dopo quasi un anno di attività il sistema di relazioni di Decaro in Europa si misura passeggiando per l’Agorà del terzo piano, trasformata in una piazza dello struscio. Ogni passo è un incontro e uno scambio di informazioni, un appuntamento, una telefonata con la portavoce Aurelia Vinella o con il consigliere regionale Francesco Paolicelli, un confronto con il Nazareno o con leader di altri partiti. Tutto si conclude con un abbraccio davanti ad un tavolino nella hall. Con la collega Irene Tinagli, con Beppe Sala, sindaco di Milano, e con l’ex ministro Roberto Gualtieri, sindaco di Roma. Sono dialoghi tra vecchi amici-compagni? Non solo. Alla base c’è il feeling costruito nella stagione Anci, nella quale «Antonio da Bari» ha indossato quotidianamente le vesti di «Signor Wolf, risolvo problemi» per le fasce tricolori di tutta italiana. E non a caso, quando interviene nel tardo pomeriggio ad una assemblea sulle nuove politiche di Coesione, con esponenti di tutte le forze politiche italiane, primi cittadini e consiglieri regionali, gli sfugge un «perché noi sindaci…», riflesso condizionato di un percorso che porta nell’aniama.
C’è una decisione di indirizzo politico a cui si sente più legato? Decaro si ferma un attimo e poi parte: «La resilienza idrica, frutto di lavoro in un Committees, raccolto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nelle sue linee programmatiche di indirizzo. Poi abbiamo approvato il documento, con relatore Thomas Bajada, socialista maltese, a cui sono molto legato. Ora la Commissione si muoverà su un input partito da noi».
Bruxelles è anche sinonimo di euroburocrati ma soprattutto di lobbies. Decaro non dribbla la questione spinosa: «Ho incontrato oggi l’ad di Edison. C’è il registro di questi tavoli. Nei giorni scorsi abbiamo visto il gruppo Msc sul regime ecologico delle navi: una discussione franca sui carburanti utilizzabili e sulle criticità per le linee elettriche dedicate al settore nei porti. Domina qui la regola della trasparenza: noi scriviamo tutto quello che chiedono. Nei prossimi giorni vedrò l’ad di FS, Stefano Donnarumma».
Nel contesto continentale, insieme ai colleghi del vertice dem, sta diventando sempre più il collante tra l’area riformista e quella più legata a programmi movimentisti della segretaria Elly Schlein. «Nella nostra delegazione - spiega - si lavora con un pluralismo di fondo. Schlein riconosce a me, Zingaretti e Bonacci capacità di mediazione, tra il Pd e il gruppo socialista, e tra S&D e le altre forze di maggioranza che sostengono Ursula». Ecco, gli equilibri politici sono precari, il voto del 2024 ha dato una inedita centralità alle destre industrialiste, con la sponda Ppe . Decaro rilancia: «Il Green Deal è una scelta irreversibile per il Pd. Ma gli aggiustamenti sono una cosa sacrosanta, per tenere insieme la tutela dell’ambiente e i posti di lavoro. Quando si pongono i quesiti, noi siamo abituati a risolverli». Come nel caso della sospensione delle sanzioni per l’automotive, provvedimento nato su spinta del collega dem Giorgio Gori. «Certo - sorride - quando qualcuno viene qui con proposte assurde, apro la porta e gli mostro la nostra bussola». Decaro si alza, e indica un poster con il volto del Commissario olandese Frans Timmermans, guru della stagione ecologista. «Ecco, ricordo che lui ci guarda», e scoppia in una risata che contagia anche i suoi collaboratori, Antonio Mattiello (già nello staff del leader laburista Corbin in Uk) e Micol Martuscielli (cresciuta con l’ex premier maltese Joseph Muscat), oltre la stagista Alessandra Desiderato.
Nei corridoi di Bruxelles le fazioni della politica italica ci sono, ma temperate dall’umanità delle relazioni. «Il collega più distante con cui ho legato? Con il sovranista Roberto Vannacci ho buon rapporto, è nella mia commissione. Vado d’accordo anche con Silvia Sardone, neo vice di Salvini, ma qui non potrei stare senza Mario Furore, pentastellato foggiano che trasmette sempre grande allegria, o con lo spagnolo Cesar Luena…». Nella Envi c’è anche Carola Rakete, nota per le polemiche della sua Ong contro il governo Meloni. «Viene poco, forse segue altre commissioni…», taglia corto l’ex sindaco barese.
Bruxelles è senza mare, ma Decaro ha importato qui alcune ritualità comunitarie. «Un baretto modello Mago Giò della mia Torre a Mare? Si chiama “Domenica” e ha ottimo caffè italiano. Il bistrot preferito? Mangiamo alla mensa di solito». Qualche sera però c’è la tappa in un ristorante calabrese con un tridente di colleghi dem: «Usciamo, coordinati da Maran, con Lupo, Ricci e Topo. Mia figlia Chiara dice che la mia comitiva sembra “l’arca di Noè”…». Poi ci sono le serate in casa: «Vado da Giorgio Gori, che mi propone un sugo portato da Bergamo. Eccellente? Viene dal frigorifero. O nella maison di Alessandra Moretti, che ci propone un risotto agli asparagi, da una ricetta del padre…». La sicurezza alimentare, delegata alla commissione Envi, impone salutismo? «Qui all’inizio mangiavo le patatine tipiche, fritte nello strutto. Dopo poche settimane avevo il colesterolo alle stelle. Adesso le scanso…».
Capitolo calcio. Gori festeggia l’Atalanta in Champions, Decaro ha poche gioie. «Mi fa vedere le partite della Dea nel pub irlandese sotto casa. L’ultima partita del Bari? Lasciamo stare». Nel suo ufficio c’è una sciarpa biancorossa della Curva Nord. «La partita con il Sudtirol non l’ho vista sul telefonino per scaramanzia, dopo il ko con il Cittadella. L’ho seguita dalla pagina Fb di Michele Salomone. Abbiamo pareggiato, ma l’obiettivo play off è sfumato…».
Delle regionali, ne parliamo dopo il Referendum? «Intanto andiamo a votare per difendere i diritti. Il voto è un esercito di democrazia da rinnovare in ogni occasione», chiosa e ci congeda.
La Puglia è sempre nei radar, ma la ragnatela europea, un sistema di relazioni nazionali e internazionali consolidato in pochi mesi, lascia intendere che un eventuale nuovo trasloco per Decaro non sarà una scelta indolore. E sembrano risuonare le note di Lucio Battisti: «E tornare a viaggiare/E di notte con i fari illuminare/Chiaramente la strada per saper dove andare».
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